SILVIA SANTINI
Cronaca

Ucciso in strada, il ritorno in Albania Il ministro: "Seguiremo il processo"

Il rappresentante del governo nella casa del padre: "Me l’hanno ammazzato senza avere alcuna colpa". Intanto a Sirolo manifestazione spontanea nella via dell’omicidio: "La violenza dilaga nell’indifferenza".

Ucciso in strada, il ritorno in Albania  Il ministro: "Seguiremo il processo"

Ucciso in strada, il ritorno in Albania Il ministro: "Seguiremo il processo"

di Silvia Santini

L’hanno aspettato abbracciati, vestiti di nero e in silenzio, stretti nel dolore più profondo. Sono scoppiati a piangere quando hanno visto la salma, partita da Ancona e tornata a casa. Parenti, amici e cittadini del suo quartiere di Lushnja in Albania sabato scorso hanno dato l’ultimo saluto al 23enne Klajdi Bitri, ucciso domenica 27 agosto a Sirolo, preso in pieno petto da una fiocina durante una lite in strada. Era presente il ministro dell’Interno Taulant Balla che è entrato nella sua abitazione per parlare e consolare il padre Agim e il fratello Xhuliano che era con lui quando è stato ucciso. Ad accompagnarlo sono stati alcuni amici, gli stessi che hanno organizzato una fiaccolata in suo ricordo ad Ancona e una raccolta fondi per aiutare la famiglia a pagare le spese di rimpatrio della salma e l’organizzazione dei funerali.

Proprio al fratello, più piccolo di Klajdi, è spettato il compito di comunicare alla mamma che il giovane era morto. La donna infatti è stata tenuta all’oscuro più tempo possibile, come riferito dal padre dei ragazzi, per non provocarle un dolore troppo forte da digerire. Non si è mostrata alla telecamere, non ce l’ha fatta. "Mi hanno ucciso mio figlio, non capisco il perché, per una cosa molto banale. Lui non aveva alcuna colpa", ha ribadito il padre in lacrime nel salotto di casa al ministro che ha incaricato il referente dell’ambasciata albanese a Roma di seguire da vicino il processo contro l’indagato per l’omicidio di Bitri.

Come spiegato dalla televisione albanese Oranewstv infatti, che ha seguito e ripreso il ritorno in patria della salma, questa nuova prassi sarà applicata da qui in avanti a tutti i casi simili. La morte del giovane ha segnato una sorta di cambio di passo. Nel contempo ha annunciato di ricorrere al tribunale del Riesame il legale di Fatah Melloul, l’algerino 27enne accusato dell’omicidio che si trova in carcere a Montacuto. Alla base del diverbio sfociato nell’uccisione di Bitri ci sarebbero questioni di viabilità. L’avvocato dell’algerino che risiede a Jesi ha riferito che il giovane sarebbe provato. Intanto a Sirolo, otto giorni dopo la morte dell’albanese, un gruppo di cittadini si è riunito spontaneamente in via Cilea, nel luogo dove è avvenuto l’omicidio e dove ancora qualcuno depone fiori. "Un raduno frutto solo di un passaparola per un momento di raccoglimento in memoria della vittima ma anche di silenzio per urlare no alla violenza – dicono – Siamo persone che hanno già concretamente operato per aiutare la famiglia della vittima e concretamente continueranno ad operare".

Nel foglio che hanno lasciato attaccato alla recinzione c’è scritto: "Non siamo qui per giudicare chi, come e perché. Siamo qui per sottolineare che questo non è normale, che la violenza è un morbo che uccide e dilaga come l’indifferenza. Una comunità sana non è indifferente, non se la cava con giudizi o semplici soluzioni ma riflette e agisce".