Un’area che nacque da battaglie con Longarini

Dopo un lungo periodo di abbandono, lo stabilimento fu recuperato dall’Autorità portuale e reso produttivo

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Un’area di 60mila metri quadrati, almeno due terzi dei quali andati definitivamente distrutti. Da area di pregio e utilità sotto il profilo dello stoccaggio delle merci ad un triste spazio vuoto. Il destino immediato dell’area ex Tubimar è quello di una demolizione totale, con tanto di bonifica, per poi ragionare sul da farsi.

Nell’anno dell’emergenza Coronavirus, con un drastico taglio dell’attività dei vari settori portuali, l’ennesima botta per quello che in fondo aveva retto meglio, le merci appunto. La storia dello spazio merceologico della Zipa parte all’inizio degli anni ’60 con l’allora tubificio Maraldi, da cui il nome con cui è conosciuto da tutti ad Ancona, Tubimar. Area finita anche in mezzo alle questioni legate al Piano di Ricostruzione dell’imprenditore marchigiano Edoardo Longarini, scomparso di recente. L’ex Tubimar, in effetti, si trova proprio lungo il percorso del by-pass del porto, la rete infrastrutturale che collega il porto al centro città, agli Archi e alla statale verso nord. Per far posto alla cosiddetta bretella ci fu bisogno all’epoca, parliamo della metà degli anni ’80, quando Longarini era ben presente in città con le sue molteplici attività, di effettuare degli espropri.

Una vicenda, quella, risolta con una serie di strascichi giudiziari, ricorsi, esposti e così via. Col passare degli anni le cose sono cambiate e dopo un periodo di abbandono la struttura è stata recuperata e messa a disposizione delle attività portuali. Siamo nella prima decade del nuovo millennio, i capannoni in forte stato di degrado vengono recuperati dall’Autorità portuale, siamo sotto il periodo di reggenza dell’avvocato Canepa, e poi rimessi a favore della produttività. Utilizzati prettamente a scopo logistico e come deposito di stoccaggio di merci, negli anni gli spazi per quasi 60mila metri quadrati sono stati dati in concessione svariati soggetti, favorendo la nascita della società Holding Porto Ancona. Oggi soltanto un decimo dell’area, un capannone, è vuoto e non titolare di concessione. Si tratta dello spazio lato Bunge (a destra, appena entrati nell’area di fianco alla palazzina uffici che ospita la Compa e la Carmar Sub, risparmiata miracolosamente dalle fiamme) che in passato sembrava potesse interessare la prefettura per creare un Cie, il Centro di identificazione ed espulsione per migranti. Del progetto non se ne fece più nulla e da allora quel capannone è rimasto inutilizzato, anche se l’Authority era pronta a metterlo sul mercato dopo aver sistemato la pavimentazione. Tutte le strutture avrebbero regolare certificazione antincendio prodotte dalle certificazioni dei professionisti delle società concessionarie.

p.cu.