Un pugno la fece partorire: rom a processo

Una relazione fatta di minacce e percosse, fino alla denuncia. L’avrebbe anche costretta a fare sesso con lui: "Altrimenti non rivedrai tuo figlio"

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di Marina Verdenelli

Due anni di convivenza difficile durante i quali sarebbe stata picchiata e minacciata. Incinta del loro figlio il compagno l’avrebbe presa a pugni colpendole un rene provocandole le contrazioni e il parto. Quando lei ha trovato la forza di lasciarlo lui l’avrebbe anche violentata costringendola a fare sesso "altrimenti non rivedrai più il bambino". Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e violenza sessuale un rom di 25 anni è finito a processo davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi. Ieri mattina in aula è stata sentita la vittima che è stata la compagna dell’imputato per due anni. La giovane, oggi 21enne (aveva 17 anni quando iniziò la convivenza con il rom), ha ripercorso le fasi della relazione fatta di litigi e botte stando alle accuse. La coppia si era messa insieme nel 2018 e un anno dopo era nato anche un bambino.

I primi mesi della relazione sarebbero trascorsi sereni, poi sarebbero arrivati i problemi. Lei viveva a casa di lui, a Falconara, e ai familiari del compagno. "Fino a quando non l’ho lasciato è stata una storia di liti e bastonate per me – ha riferito la giovane, originaria dell’Abruzzo – e anche i suoi parenti mi picchiavano quando facevamo a questione". Lui sarebbe stato possessivo e geloso al punto che lei non poteva vedere e parlare nemmeno con i genitori e la sorella. A luglio del 2020 lei decide di andare via e lasciarlo ma il compagno si sarebbe tenuto il bambino. "Quando ero incinta di quaranta settimane lui mi ha picchiato e mi ha colpito ad un rene – ha riferito la giovane – e io sono andata in pronto soccorso. Dopo mezz’ora avevo le contrazioni e mi hanno fatta partorire". Per rivedere il figlio lui l’avrebbe costretta a fare sesso. Era settembre 2020. "Mi aveva minacciato che se non lo facevo no rivedevo più mio figlio – ha raccontato la 21enne – dopo il rapporto sessuale a cui mi ha costretta mi ha picchiata perché voleva che restassi con lui ma io non volevo". La vittima è tornata nella sua regione d’origine e ha denunciato il fatto ai carabinieri della cittadina dove abita. Per le percosse ricevute avrebbe avuto un indebolimento permanente del naso con difficoltà respiratorie. Ieri, dopo la sua testimonianza, il pm Paolo Gubinelli ha contestato due aggravanti all’imputato (difeso dall’avvocato Silvia Pennucci), quella di averla picchiata incinta e per i danni al naso. Il rom, stando alle accuse di lei, una volta avrebbe preso anche il bambino ancora in fasce, per i piedi, messo a testa in giù, minacciando la sua compagna che gli avrebbe fatto de male se lei non rientrava a casa. Prossima udienza il 13 ottobre per sentire i testi della difesa.