
Intervista al prof Cerrano della Politecnica che da due anni studia la situazione "Purtroppo ci sono tanti preconcetti del tipo: ‘tanto se non lo pesco muore’".
La Politecnica delle Marche con i suoi dipartimenti ha sempre seguito la crisi che il mosciolo selvatico sta vivendo da circa due anni, investendo nella costante ricerca delle cause che la stanno determinando e questo attraverso i suoi professori e ricercatori, fiore all’occhiello di questa università. Tra loro il prof Carlo Cerrano, docente di Zoologia, che ha seguito sin dai primi giorni la troupe di ricerca. Il Carlino, alla luce degli ultimi accadimenti lo ha intervistato. Professore, la Consulta regionale della Pesca ha deciso la riapertura della pesca. Cosa ne pensa?
"Credo che sia importante tenere ben distinte le due problematiche in corso. Da una parte abbiamo il problema ambientale relativo alla riduzione della popolazione di mitili selvatici commerciabili e dall’altra il problema socio-economico dei pescatori legato al prelievo dei moscioli. Due questioni molto diverse dal punto di vista delle soluzioni che richiedono".
I vostri studi eseguiti sino ad oggi cosa evidenziano?
"Il mosciolo selvatico sino ad oggi non è in pericolo. Se andiamo in mare possiamo notare rocce ricoperte di piccoli mitili in molte zone lungo la costa. Sottocosta mancano però gli individui di taglia commerciale. Come detto in altre occasioni, a profondità un po’ più elevate si trovano ancora alcuni esemplerà di interesse commerciale ma non certo in quantità tali da potere sostenere una intera stagione di pesca".
Prelevare gli esemplari a misura è fattibile?
"Prelevare questa frazione è potenzialmente rischioso, perché significa compromettere la produzione di nuovi individui nel caso il caldo eccessivo facesse nuovamente morire tutti i piccoli ad oggi presenti, come è avvenuto lo scorso anno".
Come esperto cosa ritiene opportuno fare?
"Non posso entrare nel merito della scelta politica di riaprire la pesca perché non è di competenza dei ricercatori, che possono solo fornire dati, scenari e indicazioni basate sull’osservazione scientifica. Come esperto ritengo personalmente che la riapertura della pesca potrebbe compromettere seriamente il futuro della risorsa. Purtroppo queste dinamiche sono normali quando si parla di beni comuni. L’idea che ‘se non lo prendo tanto lo prende un altro’ è purtroppo alla base della perdita di risorse su scala globale. Così come è fuorviante l’idea che ‘tanto se non lo prendo muore’. Sono preconcetti molto radicati che richiedono un lavoro profondo per costruire le conoscenze, la fiducia, la cooperazione e la partecipazione attiva dei membri della comunità nella definizione e nella applicazione delle regole, creando un modello di governance dal basso".
Il lavoro del tavolo tecnico del Comune di Ancona è stato vano?
"Nonostante la carenza di esemplari il tavolo tecnico ha lavorato monitorando per oltre un anno la risorsa e ha fornito gli elementi utili a far comprendere l’esigenza di avere dati oceanografici continui da monitorare cosa sta succedendo al mare e suggerendo l’impiego di substrati idonei al reclutamento dei moscioli a profondità superiori rispetto ai substrati rocciosi costieri normalmente colonizzati. I prelievi sono tuttora in corso affinché sia almeno possibile descrivere quello che sta capitando con cognizione di causa. Le temperature anomale possono innescare risposte imprevedibili a vari livelli e studiare le risposte degli organismi in questo scenario in continuo cambiamento è fondamentale. Il caldo eccessivo compromette le capacità di filtrazione degli animali e altera i processi riproduttivi".
Claudio Desideri