Valentino Rossi, lastre rubate. Spy story ad Ancona

E’ caccia al ladro in ospedale Sono finite anche su Facebook

Valentino Rossi, dopo l’operazione all’ospedale di Ancona (Ansa)

Valentino Rossi, dopo l’operazione all’ospedale di Ancona (Ansa)

Ancona, 15 settembrew 2017 - Mentre Valentino Rossi, poco dopo le 10 del 2 settembre scorso, cercando di dribblare telecamere e taccuini, lasciava l’ospedale regionale di Ancona dopo l’intervento per ridurre la frattura a tibia e perone, il direttore generale dell’azienda ospedaliera preparava l’esposto contro ignoti. Nei due giorni di presenza del Dottore a Torrette (in tutto 34 ore, dal momento dell’arrivo dall’ospedale di Urbino alle dimissioni volontarie), qualcuno aveva violato il sistema informatico aziendale rubando i referti del campione di Tavullia e quelle immagini erano state pubblicate su un profilo Facebook (poi cancellato e di cui non si conosce la titolarità). Sufficiente per presentare l’esposto.

Da allora la Polizia postale e delle telecomunicazioni delle Marche sta scandagliando la rete. Al momento la Procura non ha ravvisato ipotesi di reato. Solo alla fine degli accertamenti, il quadro sarà più nitido. Sotto accusa dipendenti del più grande centro ospedaliero delle Marche, sebbene non sia escluso un coinvolgimento di qualche sanitario in servizio ad Urbino. Proprio l’ospedale della città ducale, il primo ad accogliere il paziente ‘eccellente’ con tibia e perone rotti in maniera scomposta, ha svolto gli esami radiografici del caso. Lastre che poi, via web, sono state inviate all’équipe del dottor Raffaele Pascarella, primario della divisione di ortopedia di Ancona, scelto dall’entourage della stella del Motomondiale.

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Dalle 18 alle 24, quando Rossi è arrivato ad Ancona e, poche ore dopo, verso le 2, è finito sotto i ferri. Da quanto è stato possibile apprendere da fonti investigative, il ladro di referti-feticci avrebbe prelevato immagini sia prima che dopo l’intervento, con tanto di chiodi e di vecchie lesioni. In questi giorni il personale entrato a contatto con quel fascicolo è stato ascoltato: «L’azienda mi ha convocato per chiedere per quale motivo fossi entrato nell’archivio e avessi aperto il file del referto di Valentino Rossi. Sono un addetto ai lavori, volevo vedere cosa era accaduto. Io non ho nulla da nascondere» racconta uno dei dipendenti interrogati. Molto dipenderà dall’analisi delle password.

È probabile che il responsabile del furto telematico abbia utilizzato una password non sua. In quel caso nei guai ci finirebbe anche chi ha maldestramente consentito ad altri di conoscere quella parola chiave. L’azienda ‘Ospedali Riuniti’, in tutto questo è parte lesa: «Il responsabile di quel gesto rischia il licenziamento – afferma il direttore generale, Michele Caporossi –. Non spetta direttamente a me decidere, c’è una struttura specifica che si occupa dei provvedimenti disciplinari. È chiaro che il mio parere verrà ascoltato e le assicuro che andremo a fondo. Tecnicamente il soggetto rischia una sanzione grave e un provvedimento finalizzato al suo licenziamento è possibile».