
di Andrea
Brusa
Un simbolo. Di sfregio al bene pubblico ma anche di menefreghismo e sciatteria. Siamo nella centralissima piazza della Repubblica con vista sul teatro delle Muse, cartolina naturale della bellezza cittadina, di quella di cui godere ogni giorno se sei anconetano o da portarsi a casa come ricordo se sei solo di passaggio. Ed eccolo lì il totem della vergogna, cartello stradale di divieto di accesso violato nel suo stesso sgnificato, completamente ricoperto da adesivi oramai stratificati nei secoli dei secoli. Da una parte l’idiozia di vandali senza il minimo rispetto che nel tempo si sono divertiti a giocare con il degrado che attira altro degrado, dall’altra la miopia di chi dovrebbe amministrare una città ma che non si accorge, o fa finta di non farlo, delle sue ferite. Ormai da anni, purtroppo. Perché quel cartello, è vero, è solo uno dei tanti cartelli stradali della città ma, piantato proprio nel suo cuore urbano e ridotto in quelle condizioni, ne diventa il simbolo di quella mancata attenzione al dettaglio che denunciamo ogni giorno. Com’è possibile che nessuno si sia ma accorto di tanta bruttezza? Com’è possibile che nessuno passando lì sotto non abbia pensato semplicemente che, forse, quel cartello per amore della propria città andava sostituito? Com’è possibile che non ci sorprendiamo più del degrado che attanaglia la nostra città come purtroppo tante altre? Perché siamo diventati così insensibili e perché non ci indignamo più davanti a questi imbecilli che imbrattano le nostre case, i nostri monumenti, il nostro bene comune? Dov’è finito quel senso civico che ci ha insegnato per tanto tempo il rispetto dell’altro? Ecco, ci appelliamo alla nuova giunta che in campagna elettorale ha condannato questa sciatteria: se passate lì sotto a quel cartello, non giratevi dall’altra parte e, magari, pensate per un attimo, anche solo per un attimo, di sostituire quel cartello che, è vero, è solo un cartello stradale ma anche un simbolo di sfregio e menefreghismo. Che dura oramai da troppi anni.