"Vi presento la Maria mamma"

Si apre ’Un ponte tra culture’ con ’In nome della madre’. Ranzi: "De Luca la racconta da un’altra angolazione"

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Si apre a Castelfidardo la venticinquesima edizione del festival "Un Ponte tra Culture", che, partito nel 1998 a Buenos Aires si è sviluppato tra Argentina, Uruguay, Italia e Brasile, toccando oltre 70 città.

A segnare il debutto è il monologo "In nome della madre" di Erri de Luca, messo in scena nella chiesa di San Francesco con la regia di Gianluca Barbadori, oggi (ore 21, replica domani; info 0712072439 – 0712075880, amatmarche.net).

I biglietti (posto unico 10 euro) sono acquistabili nelle biglietterie del circuito AMATVivaTicket, o stasera e domani alla biglietteria del teatro.

Proposto da Amat e Ponte tra Culture Soc. Coop. e prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo ha come protagonista un’intensa Galatea Ranzi. Il ruolo è nientemeno che quello della Madonna.

Ranzi, deve essere una bella prova d’attrice interpretare una figura che tutti conoscono, da un intellettuale come De Luca a un contadino analfabeta.

"Quando Barbadori e Pamela Villoresi mi hanno proposto il progetto mi sono sentita addosso una grande responsabilità. Maria è la figura più nota nel mondo occidentale. La sua storia la conoscono tutti.

Come ha lavorato sul personaggio De Luca?

"De Luca ce la racconta da un’altra angolazione. Scava nelle pieghe della vicenda con grande delicatezza e stupore.

Altre figure cruciali?

"E poi c’è Barbadori. L’incontro con lui è stata una deflagrazione nel mio percorso di attrice. Lui mi ha portato in territori sconosciuti".

Cosa la colpisce di più in questo racconto, o nel suo personaggio?

"E’ innanzitutto la storia di una maternità. Io ho tre figli, e certe cose le capisco. Ma Maria e Giuseppe sono anche due rivoluzionari: combattono le leggi, la loro stessa comunità. E riescono nel loro intento".

Uno spettacolo per soli credenti o per tutti, atei compresi?

"Per tutti. L’ho sperimentato con mio padre, che è ateo. Era molto commosso, toccato".

Il titolo ’In nome della madre’ implica già un cambiamento di prospettiva. C’è un approccio ‘femminista’, per così dire?

"Diciamo di sì, anche se è qualcosa che non è evidenziato, viene da sé. Ma il testo presta molta attenzione alla figura di Giuseppe, che per molti sarà una sorpresa".

Ci spieghi.

"E’ una persona dall’umanità profonda, dotato di grandi capacità di resistenza, uno che ha combattuto contro i pregiudizi e i razzismi. Non è certo un personaggio che rimane nell’ombra, come spesso accade. Potremmo dire che l’importanza del femminile viene fuori dal comportamento di Giuseppe".

Conosce ‘La buona novella’ di De André, ispirata ai vangeli apocrifi? Il loro spirito può ricordare il testo di De Luca.

"Sì, anche se non ricordo certo tutti i testi. Devo dire che io cerco di andare a teatro non prevenuta.

Come ci riesce?

"Ad esempio, non leggo le recensioni. Voglio accogliere quello che vedo senza pregiudizi. Quando uno spettacolo funziona ti rimane dentro".

Raimondo Montesi