
Il 17enne si era fermato a parlare con la fidanzata del suo aggressore: poi la rissa
Non aveva gradito che si era fermato a parlare con la sua ragazza con cui aveva delle amicizie in comune e dopo avergli fatto cenno che era meglio se girava i tacchi e se ne andava lo avrebbe preso a pugni facendolo cadere a terra tramortito. A dare una mano al picchiatore sarebbero intervenuti poi tre suoi amici che hanno completato l’opera. In quattro sono finiti a processo in tribunale per lesioni in concorso aggravate perché commesse da più persone nei confronti di un 17enne. Sono tutti di origine egiziana e hanno tra i 23 e i 35 anni, residenti tra il quartiere del Piano e la stazione. Il pestaggio al minorenne risale al 23 marzo del 2023, in piazza del Papa, davanti al Caffè Dama.
Era tarda sera quando il 17enne si è imbattuto con uno degli egiziani, un 27enne. La vittima, di origine siciliana e che nel processo è parte civile, ieri ha testimoniato in tribunale, davanti alla giudice Tiziana Fancello, raccontando dal suo punto di vista quello che sarebbe successo nel salotto buono della città, teatro in passato di altre aggressioni di questo tipo. "Ero arrivato in piazza con i miei amici per fare serata – ha detto il giovane che oggi è ormai maggiorenne – quando ho visto una ragazza. Un mio amico ci stava parlando così mi sono avvicinato anche io per parlarci e conoscerla meglio. Ricordo che le ho fatto qualche domanda poi è arrivato il suo ragazzo con cui ho avuto una discussione. Si era ingelosito. Un suo amico mi ha detto che dovevo allontanarmi altrimenti il fidanzato della ragazza mi avrebbe aggredito. Ci siamo presi a male parole e poi mi ha picchiato, solo lui ricordo che mi ha colpito, sono caduto a terra e ho perso anche i sensi. Le fasi successive non le ricordo bene, ero stremato. Non conoscevo quel ragazzo, poi l’ho identificato attraverso i social". Il 27enne era convinto che il minorenne ci stava provando con la sua ragazza, che la stesse corteggiando, e avrebbe perso il senso della ragione. Stando alle accuse anche gli altri tre egiziani si sarebbero uniti al connazionale per aiutarlo a colpire il minorenne, anche quando ormai era per terra. Il ferito era stato trasportato poi in ospedale da una ambulanza. Aveva riportato un trauma facciale non commotivo e una contunsione alla mano destra, guaribili in sette giorni. "Per le botte prese – ha detto la vittima – ho avuto difficoltà ad andare a scuola perché avevo dolore alla mano e anche al naso".
Sono state le indagini della Squadra mobile della polizia a risalire poi ai quattro imputati, sentendo testimoni e visionando le telecamere di pubblica sicurezza presenti nella piazza. Gli imputati però, difesi dagli avvocati Raffaele Napolitano, Filippo Caporalini ed Erika Leonardi, hanno sempre respinto le accuse. Dopo l’identificazione erano stati sottoposti anche al daspo urbano ed è stato vietato loro l’accesso ai locali del centro per due anni. Prossima udienza il 7 luglio per sentire due testimoni dell’accusa.
Marina Verdenelli