
Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e la moglie Daniela Bottegoni in alcuni scatti durante i loro viaggi: insieme hanno visitato oltre 70 Paesi in giro per il mondo
Ancona, 19 maggio 2025 – Di solito chi viaggia quando torna a casa e racconta cosa ha visto, magari mostrando foto che lo confermano. Per questo i più si stupiscono quando Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e la moglie Daniela Bottegoni raccontano di aver visitato settanta (sic) Paesi. E si chiedono: che senso ha girare il mondo senza poterlo vedere? Sì, perché i due sono ciechi. Eppure, lo si creda o no, sono anche autentici grandi viaggiatori, più di tanti ‘normodotati’, perché loro il mondo non l’hanno visto, ma di sicuro l’hanno ‘vissuto’, grazie a tutti gli altri sensi e a uno spirito fatto di curiosità, apertura mentale e sincero desiderio di scoprire l’“altro”’.
Grassini e Bottegoni quando viaggiano usano molto il tatto, il senso ‘dominante’ del museo Omero. E non a caso il presidente rivela che “l’idea è nata proprio durante un viaggio, in Germania, dove non ci era stato consentito di toccare nulla. Eravamo talmente depressi che mia moglie pensò a un luogo dove i non vedenti potessero toccare riproduzioni di capolavori dell’arte. Otto anni dopo, il 29 maggio 1993, veniva inaugurato il Museo Omero”.
Il professor Grassini parla di “una proibizione aprioristica”, “un tabù”. E spiega: “I ciechi vedono con le mani. La nostra cultura demonizza il tatto. Qualsiasi cosa esposta non si può toccare. Ci sono tutele che vanno garantite, ma il problema è che il vietato toccare è precedente a qualsiasi seria valutazione sull’effettivo ‘pericolo’. La nostra esperienza ci dice che nella maggior parte dei casi il tatto non provoca nessun problema. Prendiamo una grande scultura egizia in granito. E’ intatta da 4 o 5mila anni. Le pare possibile che toccandola la roviniamo?”.
“Al Museo del Vomero di Napoli ci hanno vietato di toccare le ruote della carrozza del re – ricorda Daniela Bottegoni – Chissà quanta strada aveva fatto!”. Per Grassini “l’esperienza tattile ha una valenza in sé. Il nostro slogan è: si ama con gli occhi e con le mani. Accarezzare le cose belle ti dà un’emozione unica. Viaggiare è un’esperienza fatta di tante sensazioni. Non è solo partire, scattare foto e metterle sui social. A noi di questo non importa niente. Viaggiare significa conoscere il mondo, la gente. Significa gustare la cucina di un Paese, espressione di una cultura diversa. Quando mi dicono ‘ma tu non vedi’, io rispondo: ma tu hai mai toccato un cobra? Io l’ho fatto, e assicuro che è una sensazione unica”.
Per la coppia la ‘sorpresa’ è sempre dietro l’angolo. Daniela Bottegoni racconta un episodio: “In India si può bere solo acqua in bottiglia. Noi non ne avevamo, e la sete era terribile. Udimmo uno scroscio, e io pensai che forse c’era una fontanella. Chiesi a un accompagnatore di raggiungerla per bere. Lui rispose: no, è un elefante che fa la pipì... Un’altra volta sentii qualcosa di molliccio sulla mano. Era una mucca che la stava leccando”.
A quanto pare, dei due lei è la più ‘temeraria’. “Sì, io vado, rischio, non ho paura di niente. Come quando volli toccare un ‘baby coccodrillo’. Pensavo fosse piccolo, invece era un metro e mezzo. Ho rischiato che mi mordesse la mano... Mi piace l’avventura, infatti sono innamorata dell’Africa. Lì ho vissuto un’esperienza traumatica: mentre un leone stava sbranando una gazzella c’era un silenzio assoluto. Non si sentivano più nemmeno gli insetti. Quando il leone finì il suo pasto e si allontanò improvvisamente tutti gli animali si rianimarono, insetti compresi. Noi trattenevamo il respiro”. La coppia è stata un po’ ovunque: dal Giappone al Brasile (in entrambi i casi più volte) dall’Australia al Nepal, dal Guatemala alla Cambogia... Il prossimo viaggio? L’Armenia. E anche lì i due grandi viaggiatori ‘toccheranno’.