Banca Marche, in 40mila hanno perso tutto

Il presidente dei piccoli azionisti Bruno Stronati: "Una condanna a morte e una rapina ai cittadini"

Bruno Stronati, presidente dell’Associazione di piccoli azionisti di Banca Marche

Bruno Stronati, presidente dell’Associazione di piccoli azionisti di Banca Marche

Ancona, 24 novembre 2015 - «Una rapina, così hanno tradito la nostra buona fede e si sono firmati la condanna a morte». E’ infuriato Bruno Stronati, il presidente dei piccoli azionisti di Banca Marche i quali (40mila in tutto) con l’operazione di salvataggio nella prima vera domenica fredda della stagione hanno visto liquefarsi, in un secondo, tutti i loro risparmi.

Nel ‘day after’ lo studio dell’ing Stronati il telefono squilla in continuazione: «Il telefono è incandescente, da stamattina non smette di suonare. Una signora singhiozzava, ha perso tutto. Padre e figlio insieme hanno perso otto milioni di euro. Come azionisti privati avevamo 409 milioni e 412mila azioni a fine dicembre del 2012 (su un totale di 1,3 milioni di azioni). Lacrime e sangue. Avevamo considerato che lasciando appena 3 centesimi ad azione (alcune sono state acquistate a 2,65 euro) sarebbe rimasto un valore complessivo di poco più di 38milioni di euro (erano 279 milioni quando ad agosto 2014 le azioni sono state bloccate a 0,52), considerato che le tre banche hanno investito 1,2 miliardi, sarebbe stati poco più che bruscolini che avrebbero portato frutti in futuro. Così invece noi azionisti privati difficilmente metteremo più nulla. E siamo tanti, la banca così è destinata a morire».

«Molti – aggiunge Stronati – avevano acquistato le azioni caldeggiate da funzionari e dipendenti, come soci avrebbero avuto una via preferenziale dicevano nelle pratiche in caso di finanziamento. E’ assurdo: avevano garantito a noi ma anche al governatore Ceriscioli che stavano lavorando per salvaguardare gli azionisti e questo è il risultato. Abbiamo convocato un’assemblea straordinaria per il 10 dicembre e già domani (oggi, ndr) ci incontreremo per valutare il da farsi. Credo che, parallelamente all’inchiesta giudiziaria, punteremo tutto sulla class action verso gli ex amministratori che hanno portato la banca al dissesto. Chiederemo conto pure di due anni e mezzo di commissariamento».

«Banca Marche era la cassaforte di famiglia» riferisce uno di loro Alberto Andreoli, titolare dell’omonima agenza immobiliare. Lui parla di «tragedia per il territorio che avrà una ripercussione e un danno oggettivo che nessuno ha calcolato. Nessuno ci ha considerati - aggiunge -. Io personalmente sono un imprenditore con otto dipendenti e perdite di questo calibro non potranno non ripercuotersi sull’economia e sulla città, sull’intera regione». Umori altalenanti nelle filiali ieri mattina. «Questo non è un salvataggio, ma un sequestro dei cittadini. Ho perso i risparmi di una vita». Settantatre anni, ingegnere in pensione, il signor Vincenzo Maria da Jesi è sul piede di guerra. Lascia l’ombrello nell’atrio: «Sono una persona pacifica, io» e si dirige agguerrito verso lo sportello della sede di Corso Matteotti a Jesi della Nuova Banca delle Marche spa. Correntista da un trentennio è Gian Battista, 64 anni: «Vecchia o nuova, per me è sempre la stessa. E tra pochi giorni mi concederà un mutuo».