Vecchia Banca Marche, la verità della Banca d'Italia

Il funzionario di palazzo Koch ha risposto a tutti i quesiti: "Ispezioni e multe, fatto tutto il possibile"

Roberto Cercone con Mirco Carloni della Regione

Roberto Cercone con Mirco Carloni della Regione

Ancona, 13 aprile 2016 - Nuova Banca Marche, a pochi giorni dalla scadenza dei tempi per la cessione dell’istituto di credito marchigiano, non c’è ancora l’attesa proroga dell’Europa. E’ stato Roberto Cercone, funzionario di Banca d’Italia, ieri pomeriggio, a informare di questo la commissione d’indagine della Regione, mentre riferiva la verità di palazzo Koch sul crac Bm.

«E’ in corso – ha detto il funzionario dell’unità di risoluzione e gestione delle crisi – la trattativa tra Governo e Commissione europea per la proroga del termine del 30 aprile per la cessione delle 4 nuove banche, con la possibilità di avere in tempi brevi una risposta positiva».

A riferire dei lavori, rigorosamente a porte chiuse, il presidente della commissione d’indagine Mirco Carloni (Area Popolare). «Cercone ha voluto portare un messaggio tranquillizzante – ha commentato Carloni – sulla possibilità di avere una risposta positiva in tempi brevi».

Qualora non fosse così, dopo il 30 aprile la banca dovrebbe sospendere tutte le attività diverse dal recupero crediti. Ma già nei giorni scorsi l’ad Luciano Goffi ha rassicurato su questo. Del resto i tempi per la vendita non sono ancora maturi, si conta di chiudere entro l’estate.

Il funzionario di Bankitalia ieri ha risposto alle dieci domande formulate dalla Commissione sull’istituto commissariato per due anni e poi schiacciato da un default di circa un miliardo di euro e ora soggetto a procedura di risoluzione insieme a Banca Etruria, Carichieti e Cariferrara. Il commissariamento da parte di Bankitalia «si è protratto per due anni – ha spiegato Cercone – nel tentativo di trovare ogni soluzione per salvare la banca».

Secondo alcuni degli altri soggetti ascoltati in commissione invece, in primis alcune Fondazioni bancarie, proprio al lungo commissariamento della vecchia Banca Marche sarebbe legato il peggioramento della situazione finanziaria dell’istituto, culminata in un default di circa un milione di euro e nella dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del giudice fallimentare. Ma Banca d’Italia ha davvero vigilato? Chiedevano dalla commissione.

«Vi sono state delle prime ispezioni – ha chiarito Cercone – le cui risultanze sono state sfavorevoli. Vi sono state poi interlocuzioni strette e sempre più intense con gli organismi direttivi della banca, mentre la Consob veniva costantemente informata. E’ stato chiesto agli organismi di impiegare meno risorse rivolte agli investimenti rispetto alla raccolta. L’emersione di operazioni anomale (giugno 2012, ndr) determinò di lì a poco la rimozione del direttore generale. La successiva ispezione, conclusasi nel settembre 2013, rivelò un livello di criticità 6 (gravi irregolarità, ndr), con procedimenti sanzionatori e la trasmissione degli esiti ispettivi alla Procura di Ancona. Successivamente, la banca è stata posta in amministrazione controllata e nel frattempo compiuto un monitoraggio sulla possibile acquisizione dell’Istituto, tramite advisors, con esiti negativi. A settembre 2014 è la volta di Fonspa, il cui intervento venne però ritenuto non fattibile e di dubbia efficacia».

Poi il 22 novembre scorso la messa in liquidazione con quasi contestuale valutazione del valore dei crediti deteriorati da porre nella bad bank. «E’ stato necessario attuare questa operazione per conformità alle indicazioni comunitarie, come avvenuto in Slovenia».

«E’ la prima volta – ha commentato Carloni – che Banca d’Italia partecipa ad una commissione regionale di indagine nell’ottica di trasparenza e confronto sincero». Quello di ieri era l’ultimo incontro esterno della commissione che per maggio dovrebbe consegnare all’aula una relazione finale.