Banca Marche, gli azionisti sperano. "Possibile agire anche contro Ubi"

Una sentenza apre la strada ai ricorsi degli ‘azzerati’ dal crac

La  manifestazione di piccoli azionisti e obbligazionisti (ansa)

La manifestazione di piccoli azionisti e obbligazionisti (ansa)

Macerata, 22 novembre 2017 - Si apre una nuova strada per i risparmiatori beffati dal crac Banca Marche. Una sentenza del tribunale di Milano, infatti, legittima la possibilità di fare ricorso contro l’istituto ponte che ha rimpiazzato la banca in liquidazione e, di conseguenza, contro Ubi. Una pronuncia analoga era arrivata nelle scorse settimane dal tribunale di Ferrara, dopo il ricorso di un azionista della vecchia Carife. Con una sentenza parziale dell’8 novembre, il tribunale di Milano ha riconosciuto la possibilità per tre azionisti di rivalersi nei confronti di Nuova Banca delle Marche (poi Banca Adriatica Spa) e di conseguenza nei confronti di Ubi Banca, che il 23 ottobre scorso ha incorporato il vecchio istituto di credito.

A rivolgersi al tribunale meneghino sono state due persone fisiche e una società, che avevano sottoscritto azioni rispettivamente per 40.722, 4.200 e 131.575 euro: tutti i tre soggetti avevano partecipato all’aumento di capitale del 2012. Ora la causa andrà avanti per l’accertamento delle eventuali responsabilità, ma si aprono nuovi scenari per i risparmiatori (azionisti e obbligazionisti subordinati) che hanno perso i loro soldi.

«Il fatto importante – commenta l’avvocato Marcello Pistilli, dello studio legale Iladvice di Milano – è che un secondo tribunale, dopo quello di Ferrara, riconosce la legittimazione passiva dell’ente ponte a determinate condizioni. Ciò è reso possibile dal fatto che nella legge con cui le quattro banche (Carife, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti) sono state poste in liquidazione coatta non è prevista alcuna limitazione circa il passaggio alla nuova banca delle pretese risarcitorie relative al danno derivato da un inadempimento della banca a obblighi informativi».

«Non a caso – continua l’avvocato Pistilli – , il legislatore si è comportato poi diversamente, introducendo nelle norme con le quali ha messo in liquidazione coatta amministrativa le banche venete una previsione che impedirebbe il passaggio a Intesa (che le ha acquisite) di tutte le controversie relative ad atti o fatti accaduti prima della cessione, sorte successivamente ad essa, e le relative passività. In ogni caso, i recenti provvedimenti con i quali si riconosce la legittimazione passiva in capo agli enti ponte e per gli effetti delle fusioni rispettivamente a Bper e Ubi aprono potenzialmente la strada a una vera e propria valanga di contenziosi».

La banca Popolare dell’Emilia Romagna, però, rispetto al provvedimento del tribunale di Ferrara, ha già chiarito che le cose starebbero diversamente. Con una comunicazione al mercato del 20 novembre, ha ribadito «la propria totale estraneità ai comportamenti che possono avere determinato danno in capo ad azionisti e obbligazionisti di Nuova Carife». Bper ribadisce che tra i presupposti dell’operazione di fusione sussisterebbe «una manleva del Fondo di risoluzione per le conseguenze negative dei contenziosi che coinvolgono Nuova Carife».