Elezioni comunali 2018, Daniela Diomedi. “L’Ancona a 5 Stelle? Bella e partecipata”

La candidata sindaco: “Rinuncerò a una parte della mia indennità. Nei primi 100 giorni non taglierò nessun nastro”

Daniela Diomedi

Daniela Diomedi

Ancona, 5 giugno 2018 - Da una parte all’altra della città cercando di tirare le somme di una campagna elettorale non semplice, dominata da un clima di sfiducia verso la politica, ma di speranza verso il futuro. A pochi giorni dal voto, il Carlino incontra i quattro candidati a sindaco: Valeria Mancinelli è il sindaco uscente ed è appoggiata dal centrosinistra, Pd e Verdi ma anche dalle liste civiche ‘Ancora per Ancona’, ‘Centristi per Ancona’ e ‘Ancona popolare’; Stefano Tombolini è il candidato di due liste civiche ‘60100’ e ‘Servire Ancona’ ed è appoggiato da tutti i partiti del centrodestra, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Udc. Poi c’è Francesco Rubini, candidato di Altra idea di città e, infine, Daniela Diomedi, candidata per il Movimento 5 stelle. Tutti sono stati colleghi di scranno nella scorsa sindacatura. Si conoscono dunque, alcuni hanno anche collaborato. Siamo andati a conoscere meglio quelle che sono le loro intenzioni sulla città qualora fossero eletti. Abbiamo cercato di capire l’umore, le sensazioni e quelle dell’elettorato che hanno affrontato in questi mesi. La volontà è stata quella di capire l’impronta del loro governo, capire le priorità che hanno sulla città ponendo qualche domanda più vicina al loro modo di essere per mostrarne il lato umano, quello completamente avulso dalla politica. La prima è Daniela Diomedi. In rigoroso ordine alfabetico.

Perché gli anconetani dovrebbero votarla?

«Perché rappresentiamo una novità, siamo avulsi da dinamiche consolidate presenti in altri partiti. Perché noi esercitiamo la politica con vero spirito di servizio. Sia ben inteso, la mia vita mi piace così com’è, ma so che impegnandosi si può fare molto di più e per tutti. Abbiamo intenzione di ‘stappare’ Ancona e agire per il bene comune, non avendo nulla da dare che la nostra competenza e quella delle persone che ci assisteranno. Penso che questo sia un grandissimo valore aggiunto. Noi del Movimento 5 stelle questa città la vediamo tutta intera e non spezzettata come è adesso. Non si tratta di attuare chissà quale stravolgimento, ma dobbiamo fare un percorso in avanti e non a ritroso».

Tre aggettivi per l’Ancona a 5 stelle…

«Bella, partecipata e accogliente».

La situazione nazionale, la collaborazione con la Lega, può essere un valore aggiunto o un freno per queste Amministrative?

«La situazione nazionale è sempre diversa, più ampia rispetto a quella locale, e a dire il vero non so rispondere con sicurezza a questa domanda. Sono sicura però che un valore aggiunto possa essere l’aspirazione al cambiamento e noi lo assicuriamo».

Cosa non le è piaciuto in questi cinque anni da consigliera comunale?

«Non mi è piaciuto il ruolo del consiglio comunale. Non mi è piaciuto fare opposizione così, abbiamo lavorato con molta dedizione ma siamo stati inascoltati. La funzione democratica non è stata assunta per il valore che intendevamo dargli e al contrario ho visto molta competizione, tifoserie schierate e nessuna amalgama per migliorare la situazione della città. Ho visto anche ottusità rispetto a certe scelte che sono state portate avanti sbagliando, e non mi riferisco solo all’Uscita a Ovest, ma penso piuttosto alla chiusura della stazione marittima, dell’Istituto musicale Pergolesi, quanti scontenti ho ascoltato».

Qualcosa di buono è stato fatto da questa Amministrazione?

«Adesso non mi viene in mente, ma posso pensarci fino alla durata di questa intervista? Non mi piace non riconoscere il buono delle persone».

Ma allora cosa ricorda?

«L’asfalto del viale della Vittoria di cui risentiremo parlare per come è stato fatto e per gli errori compiuti, i 400mila euro spesi per i vetri dell’ascensore al Passetto e tanto altro che non sto qui a raccontare».

La certificazione della sua candidatura è arrivata sul filo di lana, qualche mal di pancia nel Movimento Cinque Stelle?

«Non dobbiamo fare l’errore di pensare allo staff come ad un ufficio svizzero. Il Movimento non è un ministero, anche se i tempi certe volte sono ministeriali. Ci siamo interfacciati e loro rispondono, siamo comunque arrivati nei tempi. Il confronto è stato costante e anche di recente siamo andati a fare un ‘corso’ di comunicazione per affrontare questa campagna elettorale. Ci sono stati molto vicini».

Si faceva il nome della Gambacorta come candidata al suo posto, poi cosa è successo?

«Andrea Quattrini non era più ricandidabile e sarebbe stato un perfetto sindaco, Francesco Prosperi non si era più reso disponibile e lei, la Gambacorta, si era tirata indietro. Sono rimasta io».

La canzone che l’ha accompagnata in questa campagna elettorale?

«E’ di Edoardo Bennato: ‘Dotti, medici e sapienti’. Della serie ‘tutti parlano e nessuno parla’».

Il libro che ha sul comodino?

«L’ultimo di Camilleri, ma anche ‘I pensieri di Marco Aurelio’ che mi ha regalato mio figlio. E ancora ‘Ancona storica’. Ero una accanita lettrice, alzavo la media, ora leggo solo d’estate, io e mio marito ci portiamo i libri nelle nostre vacanza, una valigia solo per loro. In compenso non riesco a ‘piegarmi’ al Kindle».

La politica ai tempi dei social com’è?

«Sono in quella età di mezzo e sono affezionata al documento, al cartaceo, ma allo stesso tempo so che con gli strumenti nuovi devi imparare a lavorarci. Con Twitter ho difficoltà, difficile scrivere in poche righe. Li uso con parsimonia, preferisco ancora il contatto visivo, anche perché moltissime persone non li utilizzano e non li utilizzeranno mai. Un pezzo di società è completamente tagliato fuori mentre è nostro dovere arrivare a tutti».

Chi teme di più in questa campagna elettorale?

«Non temo nessuno, vado avanti nel percorso, sono convinta che il nostro sia quello giusto. Ho incontrato proprio ieri mattina un signore che mi aveva chiesto di entrare in lista promettendomi 2.500 voti di una comunità alla quale appartiene. Ma non lo conoscevo e in lista non c’è entrato. Appunto ieri lo ritrovo in giro per la città e aveva con sé i volantini di un’altra lista. Ho detto tutto e ho fatto bene a non accoglierlo».

Buona uscita di fine mandato? La utilizzerebbe in che modo?

«Sicuramente non la terrei per me. Se non sbaglio si tratta di una somma che oscilla tra i 25 e i 30mila euro».

L’indennità da sindaco, invece, la manterrebbe integra?

«Sicuramente una quota la destinerei ad altri progetti che interessano la collettività».

Pregi e difetti di Daniela Diomedi?

«Sono intransigente ed empatica. Non pretendo dagli altri quello che pretendo da me stessa, abbasso di molto le aspettative ma evidentemente sono ancora molto alte. E sono una persona normale».

La prima cosa che farebbe da sindaco?

«Un giro tra tutte le persone che ho incontrato prima della campagna elettorale perché tutte le cose che ci siamo detti, vanno fatte. Non taglierò nessun nastro nei primi 100 giorni».

Di Maio aveva presentato con anticipo la sua squadra di governo. Lei ce l’ha?

«Sì, ed è pronta. La presenteremo ben presto, vi assicuro che sono brave persone».

Valeria Mancinelli è stato il primo sindaco donna della città: continuità nella sindacatura di genere, ci spera?

«Essere donna non è un valore assoluto. Puoi essere una donna intelligente o una donna cretina. L’importante è quello che si fa e quello che si dimostra».

A proposito, si ispira alla Raggi, sindaco di Roma, o all’Appendino, sindaco di Torino, entrambe a 5 Stelle?

«No, anche se sono ragazze coraggiose. Forse di più la Raggi, Roma è difficile, ma entrambe hanno per le mani città complicate. Se sarò eletta farò il sindaco a modo mio, per quello che sono».

Un ultimo appello…

«Anconetani, provateci, dovete cogliere questa sfida».