Il Comune vende il chiostro millenario: ci passerà la strada per il megastore

Chiaravalle, scatta l’indagine: sarebbe un bene inalienabile Leggi l'aggiornamento cliccando qui: I cittadini si mobilitano

Chiaravalle, il chiostro dell’Abbazia Santa Maria in Castagnola

Chiaravalle, il chiostro dell’Abbazia Santa Maria in Castagnola

Chiaravalle (Ancona), 5 aprile 2015 – Il Comune cede parte di un monastero millenario per la strada al megastore: scattano le indagini di polizia giudiziaria. Un chiostro del XII secolo scambiato con l’orto dei preti, dove sarà costruita la strada di accesso al nuovo centro commerciale accanto all’Abbazia cistercense nel cuore della città.

Nei giorni scorsi in Comune, sono approdati i carabinieri per acquisire gli atti. Tremano gli ex amministratori della giunta del sindaco Montali (Pd) che, sfiduciata nell’ottobre 2012, sedici giorni dopo le dimissioni hanno dato l’ok al piano particolareggiato del centro storico con cui si apre la strada al progetto commerciale accanto all’Abbazia del Mille e cento.

Progetto di fatto ad oggi fermo, anche per le osservazioni sulle dimensioni «eccessive» del megastore. Tutto sarebbe partito dall’esposto di un ex consigliere comunale che da tempo chiedeva di fare luce sulla vendita del chiostro millenario dell’Abbazia Santa Maria in Castagnola, considerato vincolato dallo Stato e dunque inalienabile.

Il chiostro del complesso cistercense è proprio adiacente all’area ex Fintecna-Cral dove la Servizi srl, proprietaria dell’area, ha in cantiere di realizzare un megastore (prima 3.000 metri quadrati, poi 2.200, progetto bocciato dalla nuova giunta Costantini in attesa di un nuovo piano). C’è già un preliminare di vendita tra la Servizi srl e la Cedi Marche (marchio «Sì con te»).

Il Comune, a maggio del 2010 ha ceduto alla parrocchia il diritto di superficie (per 99 anni) su 800 metri quadrati di monastero millenario (venduto quasi 30 anni fa dal Monopolio di Stato al Comune per 400 milioni di lire con il vincolo di destinazione pubblica, «che non può essere mutata» del bene). Proprio negli stessi giorni la Servizi srl acquistò dalla Fintecna l’area da destinare a centro commerciale, progetto concertato anche con gli uffici comunali.

Il valore del chiostro, ristrutturato attorno al Duemila con fondi pubblici, sfiorerebbe i 900mila euro mentre la fascia di terreno acquisita dal Comune, circa 2mila metri quadrati dove oggi ci sono gli orti dell’abbazia, varrebbe un decimo del monumento trasferito alla parrocchia. Una striscia di terra non edificabile e per la quale allora non c’era sulla carta alcuna ipotesi di strade, mancando, almeno formalmente, il progetto del centro commerciale e relativa viabilità.

Ma quegli orti, adiacenti al chiostro, andrebbero a trasformarsi in strada a doppia corsia: l’unica in grado di sopportare il passaggio di tir e camion a rifornire il megastore, visto che l’altro accesso: il «ponte coperto» sopra il Torrente Triponzio non può sopportare sollecitazioni di traffico pesante. Una strada di servizio al megastore a meno di tre metri da un monastero millenario.

Ciò su cui starebbero cercando di far luce gli inquirenti è il trasferimento, approvato dal consiglio comunale su proposta della giunta nel 2010, del chiostro dell’abbazia dal patrimonio indisponibile a quello disponibile del Comune, nonostante il bene fosse sottoposto al vincolo più stringente, dunque inalienabile.

Il sindaco in carica, Daniela Montali, a fine 2011 avrebbe chiesto alla Soprintendenza l’autorizzazione a cedere il diritto di superficie alla parrocchia (ente privato) senza far parola del vincolo. E nell’estate del 2012 la Soprintendenza ha dato il via libera. Ma a qualcuno non è sfuggito.

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