A quest’Ancona serve subito uno psicologo

I troppi alti e bassi della squadra fanno riflettere. L’anno scorso Colavitto aveva fatto una battuta, ma forse ce n’è davvero bisogno

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Probabilmente a quest’Ancona servirebbe un mental coach. E’ una battuta per sdrammatizzare il difficile momento dopo la seconda sconfitta giunta contro il Montevarchi, ma neanche troppo. Lo scorso anno, con tutt’altra squadra ma anche con altri obiettivi, il tecnico Gianluca Colavitto, anche lui con una battuta, aveva dichiarato che a fine stagione si sarebbe preso una seconda laurea in psicologia, a forza di curare l’aspetto mentale della squadra. L’impressione è che quest’anno, in tal senso, il tecnico di Pozzuoli debba fare anche di più. Perché la squadra dello scorso anno sapeva di essere scarsa e di doversi appellare alla grinta, alla determinazione, alla cattiveria agonistica per far fronte alle proprie lacune tecniche, mentre quella di quest’anno ha altri giocatori, altri curriculum e altre aspettative, interne ed esterne. Probabilmente è un’Ancona meno operaia, meno umile, e in tal senso meno affamata, per esempio, dell’Aquila Montevarchi che è venuta ad Ancona a giocarsi la partita della vita, per il suo allenatore, assente, quanto per la sua classifica deficitaria. L’Ancona non ha disputato un cattivo primo tempo, in cui ha pagato a caro prezzo l’errore in uscita di Vitali, ma è calata progressivamente nella ripresa, complice anche il caldo, mentre di là il Montevarchi ha trovato con un guizzo di Kernezo il gol del raddoppio e poi ha badato a difendersi con ordine, sino alla fine, grazie anche alle parate di Giusti. Certo: così non va, né si arriva lontano. L’Ancona alterna puntualmente buone prestazioni a cadute inaspettate. Dopo la vittoria con il Fiorenzuola l’inatteso ko con il Gubbio, dopo l’emozionante prova coincisa con i tre gol rifilati a domicilio a Pesaro, la brutta sconfitta con il Montevarchi. Brutta sconfitta ma prova da non gettare via in toto, quella offerta dall’Ancona domenica scorsa. Certamente la squadra di Colavitto è mancata sotto il profilo dell’intensità agonistica, della cattiveria, della fame di fare risultato, delle energie mentali necessarie per dare continuità al proprio campionato. Tutto questo al di là degli errori dei singoli, delle assenze, della panchina al momento piuttosto corta. Restano sei partite in programma nel mese di ottobre, domani al Del Conero c’è il primo turno di Coppa Italia contro il Rimini degli ex Delcarro, Sereni e Tofanari: a Gianluca Colavitto il difficile compito di fare anche il mental coach e lo psicologo, di capire dove e come questa squadra deve essere stimolata mentalmente perché eviti di rilassarsi dopo una buona prestazione senza riuscire a ripetersi, perché non si perda d’animo se incassa un gol. Contro il Siena era una squadra da scoprire, bella e poi addormentata a Pontedera, incisiva contro il Fiorenzuola, sbadata ma punita oltre i suoi demeriti contro il Gubbio, feroce a Pesaro, molle contro il Montevarchi. A Colavitto il compito di sintetizzare le tante facce dell’Ancona ma anche quello di far capire in fretta, a chi non lo avesse ancora capito, cosa significa vestire quella maglia.

Giuseppe Poli