Ancona, 5 maggio 2010 - L’Ancona Calcio si compra così. Aderendo al collocamento azionario con le modalità e le condizioni previste dall’assemblea dei soci dell’Ancona, dettagliate alle 14,58 di ieri attraverso il sito della società.

Le azioni sul mercato non optate dai soci sono 5.369.000 ed equivalgono al 58,87 % del capitale complessivo (ante esercizio integrale dei warrant) e al 52,44% del capitale pienamente diluito post esercizio integrale dei warrant (cioè i 1.120.00 diritti di sottoscrizione di nuove azioni deliberati dai Cda del 19 dicembre e del 26 aprile). Sui 5.369.000 di azioni inoptate, 1.519.400 saranno in vendita al prezzo di 1 euro e 3.849.600 azioni al miglior prezzo negoziabile per un pacchetto non inferiore al 75% della disponibilità.Quindi per la stretta maggioranza fanno almeno 6 milioni.

La risposta di Enrico Petocchi al can can mediatico suonato negli ultimi giorni da Sergio Schiavoni non si è fatta attendere. E com’era inevitabile tra cordiali nemici, si è manifestata nell’amata forma di comunicato contundente. La tradizionale «piastra» telematica scagliata dal sito internet verso i presunti astanti per ringraziarli dell’interesse sin qui goffamente mostrato: 7500 battute di puro petocchismo finanziario, con verità ufficiali (sino a ieri il calcolo delle azioni inoptate non era infatti stato reso pubblico), diabolici scalpellotti (contro chi «abbia avuto un comportamento teso a gettare discredito sulla società, i suoi dirigenti, atleti o rappresentanti») e buffetti preventivi («nell’ammissione di potenziali investitori i Soci non ravvisano condizioni pregiudiziali di alcun tipo»).

Esercizi di stile inframezzati da capolavori di autentico umorismo. Come l’insuperabile punto 5: «Saranno ammessi alla procedura (ndr, di consultazione dati) (...) un numero massimo di 80 potenziali investitori, che saranno inseriti in base all’ordine cronologico degli accordi di riservatezza». Ottanta potenziali investori che fanno la fila per comprare l’Ancona. Ma dove le studia Petocchi battute così? Un campione della sceneggiatura, senza dubbio. Per riaffermare, se qualcuno avesse mai nutrito dei dubbi, che Mais è il paravento e i fili li muove tutti , l’ex amministratore delegato. Sino al punto di vincolare sia l’Ancona - attraverso l’assemblea dei soci - sia i potenziali compratori ad avvalersi di Twice & Partners Corporate Advisers srl, società del Gruppo Ubi Banca della quale è amministratore delegato, con mandato in esclusiva di «assistenza finanziaria ad A.C. Ancona per «collocamento azioni», «impostazione del sistema di pianificazione, controllo di gestione e gestione tesoreria» e «di inoltro al Consiglio delle «offerte».
 

Twice è il marchio (prima di De Agostini e Telecom, ora di Ubi Banca) attraverso il quale Petocchi si è fatto largo nel mondo della finanza. Con questa delibera Petocchi si è così garantito sia la gestione economica della successione, sia la scelta degli eredi. Perché sarà proprio T&P, cioé Petocchi stesso, attraverso il primario vaglio dell’avvocato Gabrio Rinaldi e della dottoressa Lucia Saluzzi, a raccomandare al consiglio dell’Ancona Calcio (della quale Petocchi è azionista direttamente con BP Project srl e indirettamente attraverso Brainspark Plc e Terzo Tempo srl) le offerte pervenute sia «in relazione sia ai requisiti soggettivi dei possibili nuovi soci, sia ai termini proposti per la sottoscrizione delle nuove azioni». Resta un punto fermo tra tanta discrezionalità, ed è un altro avviso amichevole a Sergio Schiavoni: «Il gradimento ai nuovi soci non potrà essere irragionevolmente negato». Della serie: se il vecchio paga e non fa storie, non gli sarà torto un capello.

«Le offerte di partecipazione al collocamento - prosegue il comunicato dell’Ancona - dovranno essere formalmente indirizzate a Twice & Partners entro il 10 giugno e saranno trasmesse da T&P al Consiglio. Il termine di scadenza per la sottoscrizione delle nuove azioni è fissato al 20 giugno 2010». Ciascun soggetto interessato dovrà sottoscrivere con l’Ancona e con Twice & Partners un «accordo di riservatezza che lo impegnerà per un periodo di due anni a non divulgare a terzi, sotto qualsivoglia forma, le informazioni e notizie di cui fosse venuto a conoscenza nella fase di verifica (la cosiddetta “due diligence”) dei dati contabili e gestionali, correnti e prospettici relativi alla società».

E questo è l’ultimo messaggio al Sergio chiacchierino che in questi giorni ha imperversato sui giornali. Sbagliando di nuovo approccio. Invece di mandare avanti professionisti del settore, l’ex patron scende le scale come Wanda Osiris. Scene già viste. Che non indeboliscono certo l’attuale maggioranza dell’Ancona controllata per l’82,53% da Brainspark Plc, Terzo Tempo srl e Bc Project srl. Insomma, se Schiavoni vuole acquistare davvero tutta la società — svuotata da Petocchi e i suoi — può scordarsi di farlo a sconto o a prezzi d’affezione. Secondo le previsioni attuali, versando tra 5,5 e 6 milioni di euro, otterrebbe a stento la maggioranza. Naturalmente questo scenario non regge qualora Schiavoni sappia (o pensi) che l’Ancona stia per fallire.

Ma anche in tal caso dovrebbe girare alla larga da Mais e Petocchi. Perché se mai entrerà nella «data room» della società, non potrà poi giocare al ribasso da agitatore di piazza. Potrà solo non concludere l’affare e sparire per 24 mesi. Ecco perché è davvero incomprensibile che in questo duello con «Enrico», come lo chiama l’ex patron per un senso di familiare belligeranza, Schiavoni si stia muovendo da solo, senza uno straccio di commercialista a costruirgli l’avanzata e a coprirgli la ritirata, mentre dall’altra parte ci sono soggetti con un bond al posto del cuore come lo svizzero Alfredo Villa, il primo uomo della finanza a quotare al Nasdaq una società di contenuti erotici (la svedese Private Media) oggi diventato Ceo di Brainspark, azionista di maggioranza relativa quotata alla Borsa di Londra.
 

Come il Carlino aveva scritto nello scorso novembre: «L’Ancona è una bomba a orologeria e il timer è in mano a Petocchi». Nulla è cambiato, da allora, a parte l’arrivo di Villa, l’ex pornomanager con la passione per i parchi giochi che oggi si presenta alla città. Anzi, una sola cosa è cambiata. Nonostante il versamento da 1.480.000 euro a fronte di equivalenti azioni — rivelato ieri e riconducibile probabilmente a Brainspark — la miccia della sopravvivenza si è sfilacciata. L’operazione aumento di capitale si chiuderà il 20 giugno, ultimo giorno di primavera. Non si accettanno scommesse: Schiavoni o non Schiavoni, Petocchi o non Petocchi, sarà un’altra estate calda.