Ancona calcio, l’inizio della fine. Poi la resurrezione dalla Prima categoria

L’inizio della fine e poi la resurrezione dalla Prima categoria

La rabbia ultras dell'Ancona

La rabbia ultras dell'Ancona

Ancona, 8 luglio 2018 - L'Anconitana si appresta a disputare il campionato di Promozione dopo aver vinto quello di Prima Categoria: il punto più basso della storia biancorossa. L’inizio della fine fu esattamente due anni fa, l’8 luglio 2016 quando all’Ancona Point irruppe l’architetto romano Fabiano Ranieri, a cui Sosteniamolancona aveva ceduto il 20% delle quote azionarie del club (che però Ranieri non pagò mai). L’architetto, figlio del costruttore Eutimio, si portò dietro Fabio Brini, che fece con la sua presenza da garante al progetto romano che presto si rivelò un bluff assoluto.

Tra sparate sgrammaticate sui social e promesse di importanti sponsor mai mantenute, la gestione Ranieri fece acqua già prima dell’inizio del campionato: da Ancona scapparono letteralmente quei giocatori, come Casiraghi ed Hamlili, che erano ancora reduci dalla stagione precedente (quella del quarto posto griffata Cornacchini e Sfrappa) e l’unico che sarebbe voluto rimanere, cioè Gianclaudio Lori, fu costretto ad andarsene dal dg Marco Cerminara: il dirigente calabrese, ma trapiantato a Pisa, lasciò Ancona dopo poche settimane a causa di un diverbio con gli ultras.

Nonostante questa baraonda, la squadra riuscì a galleggiare ai margini della zona salvezza grazie al lavoro di Brini e ad un gruppo solido, che però si sfaldò ben presto, causa l’arrivo della nuova proprietà abruzzese. In occasione del derby di Fano, infatti, David Miani con un coup de theatre portò nella Dorica il gioielliere Ugo Mastropietro e l’imprenditore Riccardo Leone, in realtà pugliese.

Si saprà qualche tempo dopo che dietro questa operazione ci fu la regia di Ercole Di Nicola, ds squalificato per calcioscommesse ai tempi della sua militanza a L’Aquila (fu dichiarato colpevole di aver combinato anche Savona – Teramo, partita che consegnò nel 2015 la serie B all’Ascoli). Dopo il pagamento dei primi stipendi la situazione crollò a gennaio, con la società che condusse un mercato ai limiti della follia, appesantendo le casse con gli acquisti di Paolucci e Del Sante che firmarono addirittura contratti pluriennali, ma smembrando di fatto il gruppo che fino a dicembre aveva ottenuto buoni risultati, tra i quali spiccò la vittoria nel derby di San Benedetto con il gol di Marco Frediani.

Le cessioni di Moi e De Silvestro fecero saltare il banco: due uomini chiave sia nello scacchiere tattico di Brini sia nello spogliatoio. La squadra non si risollevò più, inanellando sconfitte su sconfitte (l’Ancona totalizzò 1 punto nelle prime 12 gare del 2017), la proprietà esonerò Brini sostituendolo con Pagliari, che si dimise la sera stessa della famosa aggressione subita l’indomani dell’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Matera.

Sotto il Guasco si alternarono diversi personaggi, tra i quali spiccò Marco Nacciarriti con i suoi 800 mila euro di sponsor ovviamente mai visti, ma tra penalizzazioni e bugie la squadra retrocesse proprio dopo la gara di ritorno con la Samb al Del Conero, persa 2-1. Il resto è storia: Miani e Di Nicola fecero il bello e cattivo tempo la scorsa estate, arruolando anche un manipolo di ragazzini e facendoli allenare per un’ipotetica iscrizione in serie D. Che, naturalmente, non avvenne. L’Ancona sparì e ripartì da Stefano Marconi e dal campionato di Prima Categoria. Il punto più basso di 113 anni di storia biancorossa.