Le frazioni in lotta si uniscono in una grande squadra: la bella favola del Misa calcio

Casine e Pianello, due frazioni di trecento abitanti a Ostra Vetere, esempio di fairplay, dopo anni di derby infuocati. E la squadra è seconda in classifica

Misa calcio, l'allenatore Andrea Morsucci e la squadra

Misa calcio, l'allenatore Andrea Morsucci e la squadra

Ostra Vetere (Ancona), 11 gennaio 2020 - Casine e Pianello sono due frazioni di trecento abitanti a Ostra Vetere, in provincia di Ancona, distanti pochi metri l’una dall’altra. Per anni il derby tra le rispettive squadre di calcio è stato come mettere in un cortile cani e gatti: «Sfottò, litigi, gomme delle auto bucate, faide tra parenti tifosi delle opposte squadre, risse, danneggiamenti ed altro che accade quando il calcio diventa lo sfogo di una accesissima rivalità, tra due paesi dove nemmeno ci si poteva maritare a volte», ride, ma non troppo, Giancarlo Rossi ora responsabile comunicazione del nuovo club. Già, da  quando le due squadre si sono fuse, cinque mesi fa, è scoppiato l’amore e la neonata formazione, il Misa calcio, è seconda in classifica  a un punto dalla prima nel campionato di serie A Uisp e si è qualificata alle finali di Coppa regionale. E soprattutto l’accesa a rivalità si è trasformata in splendida unione.

E’ la bella favola del Misa calcio di Ostra Vetere, nato appunto, dalla fusione di Casine e Pianello, che sarebbe come dire, fatte le debite proporzioni, Lazio e Roma. Un miracolo firmato dall’allenatore Andrea Morsucci, 20 anni da calciatore dilettante alle spalle e il sogno della serie C inseguito per una vita: «La fusione – dice il tecnico – ha generato frutti insperati. Ha consolidato amicizie già esistenti e sopito vecchi rancori che covavano dal secolo precedente, quando i ragazzini delle due frazioni davano appuntamento nel primo fazzoletto di terra libero, e si sfidavano a calcio  con gli zaini a fare da porta e guai a chi perdeva». Ma l’unione ora fa la foza. La nuova compagine milita nel campionato  Uisp e vanta già un bel ruolino di marcia: su 11 partite disputate, 8 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta, ben 27 gol all’attivo e 12 al passivo, un secondo posto in classifica ed una finale di campionato regionale marchigiano già in tasca. Il tutto sotto l’egida del capriolo, il simbolo scelto per unire le due frazioni collegate appunto dal «Passo del capriolo». I tesserati ora sono trenta, con tanto di pagina facebook per divulgare le proprie imprese. Non risse come un tempo ma risultati sportivi e amicizia pubblica.

L’allenatore Morsucci ammette che «ad inizio stagione nessuno poteva immaginare in così poco tempo questo entusiasmante percorso. Sono molto contento dello spirito di gruppo mostrato dai ragazzi ex rivali ed ora compagni di squadra che si aiutano l’un con l’altro con determinazione. Avanti così». Una volta tanto si va al di là del modulo e della tattica: «Questa squadra particolare nata dall’unione tra rivali – spiega il tecnico –  deve essere libera di esprimersi: il modulo se lo dà da sè. L’essenziale è che ognuno in campo sappia cosa fare. Non ho un modulo preferito, il modulo è la persona, i ragazzi devono essere anche liberi di esprimere la propria inventiva e fantasia». Sparite anche le graduatorie dei migliori: «In una esperienza come la nostra – aggiunge Morsucci –  il gruppo è fondamentale anche per non risvegliare antiche rivalità. Non ci sono migliori o peggiori. Tutti lasciano il segno. La forza di questa squadra è data da un meraviglioso gruppo di persone, che non finirò mai di ringraziare, con le quali ci confrontiamo tutti i giorni  per essere migliori come uomini e come atleti, al servizio l’uno dell’altro, ovvio, senza accontentarsi mai». 

Ma questa fusione incredibile tra fazioni nemiche è stata proprio digerita da tutti? Morsucci ci pensa su e premette: «E’ accaduto qualcosa di storico, di epocale, basti pensare che solo qualche mese fa, se qualcuno avesse parlato di fusione, gli avrebbero dato del matto. Nessuno infatti, e sottolineo nessuno, si sarebbe mai immaginato un epilogo di questo genere. Per riuscire a far diventare l’ impossibile realtà, significa che qualcosa è cambiato, sicuramente in meglio». E poi l’allenatore dà il giusto merito anche agli adulti da cui, una volta tanto, è partito il buon esempio: «Per tutte le persone che fanno parte di questo nuovo gruppo la fusione è cosa oramai digerita. Se invece al di fuori della società Misa Calcio, c’è ancora qualcuno a cui non va giù, questo non lo so, e nemmeno mi interessa più di tanto. Quello che posso dire con estrema certezza, è che sono orgoglioso di essere l’allenatore di questa nuova realtà, una società seria e responsabile a partire dai due pilastri Fabrizio Aguzzi e Alessio Olivi,  dirigenti e persone splendide. Per non dire di  Roberto Branchesi che oltre ad essere stata la prima persona a credere in questa fusione, oggi è anche il mio vice in panchina e collaboratore indispensabile per me e per la società».