Va bene la squadra giovane, va bene guardare i traguardi in prospettiva, va bene anche dare spazio a chi ha giocato meno. Ma la rinnovata Ancona non può continuare a propinare figuracce ai propri sostenitori, come quei cinquecento fedelissimi che sono venuti allo stadio di mercoledì sera, ad assistere a una vergognosa eliminazione in Coppa e che, ancora una volta, hanno contestato squadra e allenatore.
Troppo poca, troppo scadente l’Ancona vista in campo contro il Pineto. Dopo sei partite di campionato e una di Coppa – con relativa uscita di scena –, quest’Ancona sta cominciando a mostrare diverse cose di sé. Si potrebbe parlare anche della pochezza del gioco che esprime, ma la prima che salta all’occhio è che se a questa squadra si tolgono Perucchini, Gatto, Paolucci, Spagnoli e il talento Cioffi, resta ben poco. Lo sport è pieno di campioni e gregari, di talenti a fianco a bravi soldati.
E la sensazione che sta dando quest’Ancona è che la qualità sia poca, soprattutto se si prescinde da quella dei giocatori menzionati, e di pochi altri, come Martina, Energe e Cella. Non mancano l’impegno, lo spirito di sacrificio o il senso di squadra. Manca la qualità media. Che si può accrescere con il lavoro di tutti i giorni, ma il talento e le doti sono un’altra cosa. L’Ancona e Donadel avrebbero bisogno di tempo, lavoro e crescita, ma intanto domenica al Del Conero c’è il derby con la Vis Pesaro e per i dorici, che finora hanno bucato tre partite su quattro davanti al loro pubblico, diventa già un esame di maturità. In cui anche i bravi gregari dovranno dimostrare di più, molto di più, della pessima prestazione di mercoledì coincisa con l’eliminazione.
g. p.