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Salvate il soldato. Donadel

L'Ancona sta affrontando una sfida difficile: la sindrome da accerchiamento. Donadel è stato scelto per trasmettere mentalità, grinta e rabbia sportiva ai giovani giocatori. Dopo cinque partite, l'Ancona non è ancora da promozione o da retrocessione. Un invito a guardarsi allo specchio e avere rispetto di se stessi e degli altri.

Salvate  il soldato. Donadel
Salvate il soldato. Donadel

Massaro

È proprio vero che quando le cose vanno male, si inizia a sentire il rumore dei nemici. Si chiama sindrome da accerchiamento: ti fa sentire un leone in gabbia, voglioso di spaccare tutto e tutti. Se un decimo di questa rabbia agonistica venisse trasferita in campo, l’Ancona sarebbe già a metà dell’opera. Perché è proprio la cattiveria che manca a questi ragazzi. Quella che sono troppo giovani, è una scusa che non regge. Ci sono squadre giovani che incantano, basti vedere il Brighton di De Zerbi. Il punto è che ai giovani va trasmessa mentalità, grinta, rabbia sportiva. Donadel è stato scelto per questo. O no? Ci siamo forse dimenticati come era ridotta l’Ancona al termine della scorsa stagione, quando ha rischiato di gettare al vento persino la qualificazione ai playoff? Qualcuno si ricorda per caso la figuraccia ad Alessandria, con giocatori fermi come statuine e un allenatore che dopo aver dato l’anima si sentiva ormai un corpo estraneo a tutto? Visto che ci siamo, continuiamo con gli interrogativi. E’ passata un’estate dopo l’amarezza dei playoff. L’Ancona è stata nuovamente stravolta. Bene? Male? Cosa possiamo dire dopo appena cinque partite? Iniziamo ad interrogarci: questa è una squadra di scarti? No. E’ debole? No. È da promozione? No. È da retrocessione? No.

Poniamo altri interrogativi.

È stata costruita per gettare le basi per il futuro? Sì, almeno nelle intenzioni. É facilmente attaccabile dai geni da tastiera? Sì, specialmente adesso (giochino facile e crudele). È criticabile perché non ha un gioco sfavillante e quindi non ottiene risultati? Sì. In conclusione: guardarsi tutti allo specchio, anche chi ha la prosopopea di sapere e probabilmente non sa un accidente; non prendersi e non prendere in giro, avere rispetto di se stessi e di chi ti ama. Alla fine è sempre vera una cosa su tutte: i dirigenti, gli allenatori, i calciatori e i filosofi da tastiera passano. L’Ancona resta.