ALESSANDRO MALPELO
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Coronavirus più debole, Bassetti: "I catastrofisti negano i fatti"

L’infettivologo: "Troppi virologi improvvisati, diamo retta a quelli veri. Le rianimazioni sono vuote e guariscono anche i novantenni"

Ristorante romano annuncia in un poster la 'non riapertura' (Ansa)

Roma, 28 maggio 2020 -  "Questa Italia chiusa ha poco senso. Qualcuno deve aver preso un abbaglio, sembrano diventati tutti virologi". Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva, è quasi infastidito per il fatto che ancora oggi si tende a sminuire l’entità di un cambiamento in atto nell’epidemia di Coronavirus in Italia.

Professor Bassetti, il vecchio virus fa meno danni. Per giunta è stata individuata una variante quasi inoffensiva, possiamo sperare in una estate con meno rischi e meno vincoli? "Ma questo è un dato di fatto. Se ancora siamo qui a discutere è perché i pareri si sprecano. Io sono infettivologo, curo i malati, gli epidemiologi contano i casi elaborano statistiche. Dovremmo ascoltare i virologi, quelli veri, e il loro presidente, Arnaldo Caruso, ha dichiarato testualmente di aver trovato un virus meno aggressivo. Ci manca solo l’ultimo passaggio, cioè che questa osservazione sia pubblicata su una rivista scientifica accreditata. Io da medico posso solo aggiungere che quei casi gravi che vedevamo due mesi fa non arrivano più. Parlo di gente che stava parecchio male, andavamo loro incontro in pronto soccorso con la bombola dell’ossigeno".

Perché certe reazioni accese non appena si parla mutazioni, di un diverso comportamento del virus? "Domandatelo ai negazionisti. Io mi sono anche stufato di fare la parte del bastian contrario. Qui a Genova, Ospedale San Martino, da un mese nessuno è stato più ricoverato in rianimazione per Covid-19. Vediamo persone di ottanta novant’anni che sopravvivono con il virus. Casi identici due mesi fa morivano nel giro di quattro o cinque giorni. Ora il professor Caruso ha chiuso il cerchio, annunciando di aver trovato, a Brescia, un virus depotenziato. Aspettiamo conferme, ma ha detto cose sensate".

Perché accanirsi prorogando le chiusure delle regioni? "Questo bisogna chiederlo ai politici. L’epidemia oggi è drasticamente diversa da quella vista in aprile. Abbiamo cinquecento malati in terapia intensiva, ne avevamo più di quattromila".

La pandemia va esaurendosi alle nostre latitudini, è possibile che a ottobre sia meno impellente l’esigenza di disporre di un vaccino? "Non diciamo fesserie, del vaccino avremo assolutamente bisogno".

Ma almeno è possibile dire che il lockdown rigoroso sia servito a poco? "Io mi attengo ai fatti, oggi gli ospedali Covid si svuotano, salvo i reparti delle malattie infettive che mantengono la loro funzione. Abbiamo le strutture pronte per qualsiasi evenienza, ma al momento sono letti inutilizzati. Oggi semplicemente non si riempiono più tutti quei posti, tanto è vero che è difficile sperimentare i protocolli di nuove terapie, perché non vediamo più nuovi malati da studiare. Lo dice il professor Remuzzi dell’Istituto Mario Negri, lo dice il professor Zangrillo del San Raffaele, come pure il professor Galli, dell’Ospedale Sacco di Milano".

Si potrebbe pensare che dietro i catastrofismi ci sia un interesse di natura economica? Perché alimentare la tensione sul virus? "Guardi, io vorrei rispondere a domande inerenti la mia materia, sono stanco di fare la parte del capocordata dei polemici. Ma certi atteggiamenti di chiusura sono incomprensibili. Non dico di togliere le mascherine e andare tutti allegramente a bere spritz, ma da cittadino vedo grossi problemi all’uscita da questo lockdown. Vediamo riemergere HIV, tubercolosi, ictus e infarto. Siamo sicuri che sia un bene per la sanità italiana aver trascurato questi aspetti? Sarebbe opportuno parlare anche di altro, provare a uscire dalla logica di un bollettino dei morti, che è ormai anacronistico. Oggi siamo capaci di affrontare questo virus senza complicarci troppo la vita".