Crisi di governo, cosa succede ora. Due le strade: spunta Giuliano Amato

Paese alle urne già in ottobre se il premier darà dimissioni irrevocabili. Resta aperta l’ipotesi di un esecutivo tecnico per fare la manovra e la nuova legge elettorale. La partita adesso si gioca tutta al Colle

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

"Stiamo tutti appesi a quello che fanno i 5Stelle. Ma vi pare una cosa possibile? Draghi non lo accetterà mai e per noi sarebbe umiliante. Basta". Lo sfogo di un big Pd dà il clima del momento. Tira una brutta aria, in piazza del Parlamento, tra palazzo Chigi e palazzo Montecitorio, e la ‘colpa’ non è dell’afa o dell’assedio dei tassisti. Alla Camera, l’aria che tira è pessima. Quelli del gruppo di Di Maio sono terrei: compulsano le agenzie, sperando – ironia della sorte – che "Conte e Draghi si chiariscano". La telefonata c’è, ma non porta buone nuove. Lo spettro delle elezioni anticipate agita tutti. Tra Pd, LeU, Sinistra italiana e gruppi minori si parla già di collegi ‘blindati’. Ma, se si parla di collegi da assegnare, stante che si voterebbe con il Rosatellum, è perché il rischio urne incombe. E tutti sanno, alla Camera, che "il centrodestra le elezioni le vince a mani basse".

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Crisi di governo: perché i 5 Stelle non votano la fiducia

Intanto, il leader della Lega, Matteo Salvini la mette giù dura e proprio mentre si riuniscono i 5Stelle: "Se una forza di maggioranza non vota un decreto di maggioranza, fine, si va a votare. La Lega non è disposta a stare nell’esecutivo senza i 5Stelle". E, in fondo, sembra di sentire Draghi. Nel pomeriggio si tiene, nella sala della Regina, l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari dem. Enrico Letta, stavolta, non le manda a dire: "I distinguo non diventino la pistola di Sarajevo". Poi, l’affondo: "Non è che se per ripicca M5s fa cadere il governo non si va al voto. Il governo ha bisogno di una maggioranza, vale per tutti".

Oggi al Senato il Movimento 5 stelle non parteciperà al voto sul dl Aiuti, su cui era stata posta la fiducia. Ed è davvero difficile pensare che Draghi non salirà al Colle. Ma per fare cosa?

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Scenario uno. Dimissioni irrevocabili. Draghi molla e Mattarella, dopo un inutile giro di consultazioni, manda il Paese a urne anticipate. Si vota, dati i tempi tecnici (60 giorni di media tra scioglimento delle Camere e comizi elettorali), a inizio ottobre, Parlamento nuovo in carica dopo 20 giorni. Nuove consultazioni, nuovo governo. Nel mezzo, il governo Draghi dimissionario – o un governo Franco, titolare del Mef, o un governo di soli tecnici, magari guidato da Giuliano Amato, mette in sicurezza i conti pubblici, ma la manovra ‘vera’ la vara il nuovo governo, quello ‘politico’. Sembra lo scenario più ‘pazzo’, di certo è quello che Mattarella cercherà di evitare in tutti i modi.

Scenario due. I 5Stelle, come ha già detto Conte, assicurano che il loro ‘non’ voto sul dl Aiuti non fa venir meno la maggioranza di governo. Mattarella rispedisce Draghi davanti alle Camere e la maggioranza c’è. Si va avanti, in qualche modo, previa, però, "verifica di maggioranza", chiesta da Lega e FI, e probabile rimpasto. Draghi finirebbe ostaggio dei ‘due capponi’, Conte e Salvini, ma va avanti. Il governo fa la manovra e null’altro. Il voto, comunque, arriva presto: a febbraio-marzo 2023.

Scenario tre. Nasce un nuovo governo, senza i 5s, che si basa sull’asse Lega-FI, preminente, sul Pd (minore) e sugli altri gruppi (Iv-LeU-Ipf-CI-etc.) per fare la manovra, ma pure la legge elettorale. A guidarlo potrebbe essere Draghi o un altro. Uno scenario politico, però, che a oggi sa dell’irrealtà.