"Il 2022 dei mercati sarà incerto e volatile"

Borsa di Milano

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Memori degli episodi del 2008 e del 2011 di inasprimento intempestivo della Bce "è ancora probabile che alla Bce prevalgano il sangue freddo e la mano ferma. Tuttavia, il rischio di un altro errore politico è chiaramente aumentato: un punto di vista che molti attori di mercato sembrano condividere data l’inversione della curva dei rendimenti da 10 a 30 anni e il crollo dei tassi di inflazione di pareggio a lungo termine. Una ragione in più per prepararsi a un ambiente macro più incerto, irregolare e volatile nel 2022 e oltre". A sostenerlo, in un report, è Joachim Fels, Global Economic Advisor di Pimco. Due argomentazioni, rileva l’analista, "possono essere avanzate a favore della riduzione dell’ammontare dell’accomodamento monetario nell’area dell’euro nelle circostanze attuali. La prima è la gestione del rischio di fronte a un tasso d’inflazione nominale del 5,1% che supera le aspettative precedenti e molto al di sopra dell’obiettivo simmetrico del 2%. Anche se la Bce ha buone ragioni per aspettarsi che l’inflazione si moderi in gran parte da sola nel corso di quest’anno e del prossimo, queste aspettative potrebbero rivelarsi eccessivamente ottimistiche". Più a lungo l’inflazione rimane elevata, sottolinea, "più grande è il rischio di una spirale salari-prezzi e di un aumento delle aspettative di inflazione oltre il target. Questo potrebbe poi richiedere una stretta più netta più avanti, che potrebbe innescare una recessione. La seconda ragione è politica: i tassi d’interesse negativi sono estremamente impopolari, specialmente perché le banche hanno fatto grandi passi per trasferirli a un numero sempre maggiore di correntisti. Più a lungo durano i tassi negativi, più il sostegno del pubblico alla politica della Bce ne uscirà indebolito. Da questo punto di vista, alcuni funzionari della Bce potrebbero pensare che l’alta inflazione, anche se ritenuta di natura temporanea, fornisce una scusa perfetta per abbandonare uno strumento sempre più impopolare".

Tuttavia, rileva ancora Fels – "prima che la Bce possa allontanarsi dai tassi negativi, dovrà superare un ostacolo autoimposto che ha eretto in passato. Come parte della sua forward guidance sulla sequenza di uscita, il Consiglio direttivo ha dichiarato che dovrà prima terminare gli acquisti netti di asset prima di iniziare ad alzare i tassi di interesse di riferimento della Bce. Questa indicazione si applica a entrambi i programmi di acquisto che sono attualmente ancora attivi - il programma di acquisto di emergenza pandemica (Pepp), che dovrebbe interrompere gli acquisti netti alla fine di marzo 2022, e il programma di acquisto di asset (App). Per quest’ultimo, l’attuale guidance che la Bce ha recentemente riconfermato prevede acquisti netti per 40 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022 e 30 miliardi di euro nel terzo, seguiti da 20 miliardi di euro in seguito finché sarà necessario".

Quindi, osserva, "se la Bce volesse aumentare i tassi prima del 4° trimestre 2022, dovrebbe prima cambiare la sua guidance sugli acquisti e annunciare una fine anticipata dell’App. Naturalmente, questo potrebbe essere fatto già a marzo per ottenere una maggiore possibilità di scelta sui tassi di interesse tuttavia, cambiare la forward guidance ha sempre un costo: tali indicazioni future saranno considerate poi meno credibili".