Nella casa di Paolo Rossi con Marco Tardelli. "Quando ci vedevamo era sempre una festa"

A un anno dalla morte di Pablito il ricordo diventa un programma che va in onda domani alle 18.35 su Rai2. Nella casa in Val d’Ambra la moglie Federica Cappelletti ha raccontato il suo Paolo insieme agli amici di sempre

Paolo Rossi con Marco Tardelli

Paolo Rossi con Marco Tardelli

Bucine (Arezzo), 7 dicembre 2021 - Pablito per sempre. A un anno dalla morte di Paolo Rossi il ricordo diventa un programma che va in onda domani alle 18.35 su Rai2 condotto da Alberto Rimedio. Nella casa adagiata nelle placide campagna di Borgo Cennina in Val d’Ambra la moglie Federica Cappelletti che aveva al fianco le figlie Maria Vittoria ed Elena Sofia, ha raccontato il suo Paolo insieme agli amici di sempre: Marco Tardelli, Nicola Zanone e Antonio Di Gennaro suoi compagni di squadra nella Juventus, nel Perugia, nel Vicenza. C’eravamo anche noi alla registrazione di questo speciale infarcito anche di contributi da Vicenza città che ha adottato Paolo, dei ricordi di Dino Zoff e Antonio Cabrini. Con Marco il legame si è cementato oltre che nella Juve nella straordinaria nazionale italiana al Mundial 82. Due "fratelli" uniti nelle tante vittorie e nei momenti difficili che, calcisticamente parlando, per Paolo sono stati soprattutto i due anni di squalifica per il calcio scommesse. Vicenda dalla quale anni dopo è uscito completamente prosciolto. Tardelli ha risposto alle domande di QN e di Alberto Rimedio con affetto e commozione sinceri.

Nella casa di Paolo Rossi con Marco Tardelli. "Era sempre una festa"

Marco, che sensazione si prova nel ritornare in questo luogo dell’anima di Paolo, un anno dopo che lui ci ha lasciato?

"Un effetto strano. Ci siamo ritrovati qui qualche mese fa con i compagni della Nazionale campione del mondo. Fu un momento di festa che ammantava la tristezza. Il clima è stato bello e sorridente perché sentiamo Paolo sempre presente fra noi. Come oggi. Anche se mi sembra un po’ strano non vederlo felice e sereno con Federica, le sue bimbe, i suoi animali".

Un legame, il vostro, che viene da molto lontano

"Dal 1975 quando eravamo alla Juve. Lui una promessa che dalle giovanili arrivava alla prima squadra, io di due anni più anziano e già agli ordini di Trapattoni. Un’ empatia totale, un’amicizia dai valori indissolubili. Lo consigliai io al Como dove avevo giocato. Dissi di prenderlo in prestito perché era fortissimo anche se aveva le ginocchia fragili. Sul Lario non andò bene ma esplose l’anno dopo a Vicenza prima di tornare a Torino".

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"Il bomber lo conosciamo tutti, di lui mi ha sempre impressionato la forza interiore. Altrimenti non sarebbe riuscito a diventare un campione planetario dopo aver combattuto tante dure battaglie. Al rientro dopo la squalifica, nel 1982, sia nella Juventus che in Nazionale l’impatto fu difficile. Ha avuto il sostegno di tutti noi, era impossibile non volergli bene. Ma è stato immenso perché con la serenità e la forza di volontà ha sconfitto il destino ed è salito sul tetto del mondo. Anche se quei due anni ingiustamente fuori dal calcio non li ha mai avuti indietro".

Simbolo di un’epoca, osannato da tutti, non solo da quelli che lo hanno visto giocare

"Paolo è stato un simbolo della rinascita dell’Italia dopo gli anni Settanta così difficili. Piaceva perché non ha mai mollato e si è conquistato tutto da solo. Anche per questo il grande Enzo Bearzot, che era un padre per noi, stravedeva per lui e lo difese da chi voleva Pruzzo al suo posto".

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"Si sono scusati con Federica, tardivamente. Che dire? Dimenticanza, incompetenza. Non so definire una scelta che è stata assurda e censurabile. Meno male che domani 9 dicembre, a un anno esatto dalla morte, a Zurigo la Fifa lo ricorderà con una grande serata. Ci sarò anche io con tanti compagni di nazionale e anche degli avversari come Falcao e Junior. Un appuntamento struggente per Federica, le bambine e tutti noi".

Quali ricordi belli di Paolo restano a Marco Tardelli?

"Tantissimi, quelli che uniscono due fratelli: il suo sorriso contagioso, la bella persona che era pronta a una parola giusta per tutti. Il suo carattere così dolce ma combattivo. Quando ci vedevamo era sempre una festa, c’era quell’entusiasmo e quell’affetto di quando, ragazzi, ci incontrammo alla Juve".