Quando Senna scoprì il mare grazie a Imola

Nel 1993 il campione volle provare l’offshore degli amici Ferrari e Ferretti, sull’Adriatico: in poco tempo riuscì ad andare a 200 all’ora

La storia del circuito di Imola è legata anche alla morte di Ayrton Senna. Ma il sito ’Ayrton Senna è una leggenda’ ha pubblicato un retroscena inedito sul legame del brasiliano con la Romagna.

L’idea nacque per caso, durante una cena tra amici al ristorante ‘La lampara’ di Cattolica all’indomani del Gran Premio di San Marino del 1993. Mentre Norberto Ferretti e Luca Ferrari raccontavano come col loro offshore avevano appena vinto la prova del campionato italiano disputatasi a Rimini, Ayrton Senna confessò di non essere mai salito a bordo di un offshore, e di non averne neanche mai visto uno da vicino. La scafo era ancora ormeggiato nella darsena, in attesa delle manutenzioni dopo gara e così il campione brasiliano fu invitato a una ‘sgambata’ al largo della costa romagnola. L’indomani mattina Ayrton arrivò puntualissimo all’appuntamento, mostrandosi subito incuriosito dall’imponente catamarano lungo 45 piedi e dai due 12 cilindri Lamborghini di 8000cc, capaci di oltre 900CV ognuno. Indossata una tuta bianca e chiesto ogni ragguaglio su meccanica e elettronica, iniziò a mostrare l’impazienza di ‘sentire’ in acqua quanto potessero spingere i due motori. Prima uscita con Senna al volante, Ferrari alle manette (il compito più difficile su un offshore) e Ferretti come navigatore. Dopo i primi minuti usati per familiarizzare con lo scafo e capire le reazioni del timone, Ayrton si impegna subito con una serie di slalom e virate, simulando curve e chicane, mostrando di gradire molto le lunghe planate sul filo dell’acqua.

Seconda uscita con Senna al posto del throttleman (l’uomo che governa a mano le manette e governa le prestazioni del volante). Ferrari prima di uscire in mare aperto ha riassettato il mezzo, spiegandogli le funzioni e la manovra del flap e dei trim per le regolazione dell’assetto e che, come gli alettoni su una vettura da corsa, assicurano il carico aerodinamico dello scafo. Dopo qualche assaggio, Ayrton comincia a dare potenza ai motori, arrivando a spingere lo scafo a a una velocità di 120 miglia all’ora: poi, dopo aver preso confidenza con il sistema delle regolazioni, inizia a fare dei cambi di assetto, riuscendo subito a intuire come acquisire maggiore rapidità. Con le sue regolazioni, lo scafo è subito andato velocissimo, favorito dal mare calmo, arrivando a una punta di 130 miglia, pari a circa 212 Kmh, che sull’acqua è una velocità incredibile. Al termine della prova era entusiasta: "I due motori danno davvero la sensazione della velocità: in pista occorre lavorare sulla macchina per tenerla ben piantata al suolo, sul mare per andare forte bisogna solo far volare l’offshore. Peccato che il mare fosse così calmo: mi sarebbe piaciuto correre cavalcando le onde".

Ferretti apprezzò soprattutto la sua grande sensibilità nel dosare l’acceleratore e nel toglierlo appena la barca si alzava in planata: "Per fortuna non corre in offshore: se in pochi minuti ha capito ogni regolazione da fare, in gara sarebbe un gran brutto cliente per tutti..."