{{IMG_SX}}Nereto, 13 maggio 2008 - È arrivata la svolta, per l’indagine sull’omicidio dell’avvocato Libero Masi e della moglie, Emanuela Chelli? Non trapela nulla, da parte degli inquirenti e degli investigatori, ma all’approssimarsi della terza ricorrenza dell’omicidio, rimasto sinora impunito, c’è la sensazione che si possa essere arrivati ad una svolta.

 

Una sola certezza, per il momento: i riflettori sono tornati ad accendersi sul massacro di Nereto. La villa in via Lenin che nella notte tra il primo e il 2 giugno del 2005 fu testimone dell’uccisione, a colpi di machete, dei coniugi, è stata oggetto, infatti, di un sopralluogo da parte del procuratore della Repubblica di Teramo, Gabriele Ferretti.

 

Accompagnato dal titolare del caso, il sostituto procuratore Bruno Auriemma, dal comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Antonio Salemme, dal comandante della compagnia di Alba Adriatica, capitano Pompeo Quagliozzi e dal comandante della stazione di Nereto, maresciallo Amico Ventresca, Ferretti.

 

Il sopralluogo sarebbe stato effettuato per permettere al nuovo procuratore di rendersi conto della situazione in cui è stato effettuato il delitto ai fini di una ricostruzione dinamica e delle investigazioni. In ogni caso, le indagini non sono mai state interrotte, anzi sarebbero stati acquisiti elementi di un certo rilievo, anche sotto il profilo tecnico.

 

La notte dell’omicidio, l’avvocato Libero Masi, molto noto anche nell’ascolano, e la moglie Emanuela, stavano guardando la televisione, quando qualcuno fece irruzione nella casa. Fu la donna la prima a soccombere. Poi toccò al marito. L’autopsia rivelò la furia omicida in nove colpi alla testa, per Libero Masi, e in due colpi di machete alla moglie Emanuela.

 

Nessuno si accorse di nulla per dodici ore. Sino all’arrivo della badante della nonna novantaquattrenne di Emanuela, che abitava al piano superiore della villa. Prese quota l’ipotesi di una rapina degenerata, piuttosto di una rapina simulata o di una vendetta personale o professionale. Unica certezza, attualmente, è che i carabinieri della locale stazione hanno nuovamente interrogato alcune persone che erano già state sentite subito dopo l’omicidio.