Ascoli, Benevento forte. Ma davanti serve di più…

La sconfitta contro gli Stregoni è risultato giusto. I bianconeri devono ancora trovare una quadratura definitiva nel settore offensivo.

Mister Sottil (Ascoli)

Mister Sottil (Ascoli)

Cosa si è provato tornando a casa dopo una sconfitta meritata e senza possibilità di recriminare contro campo, tempo, arbitro, avversario, sfortuna, pali, traverse, rimpalli o altro? Sicuramente la semplice sensazione che a volte, nonostante la bellezza del calcio sia proprio la sua proverbiale imponderabilità specie nell’universo del risultato, capita proprio che la squadra più forte vinca, giochi meglio e faccia emergere (oltre alle sue qualità più interessanti) anche le lacune dell’avversario. UVA. E’ un po’ quello che è accaduto all’Ascoli contro il Benevento in un sabato di fine settembre col clima di metà luglio (a mezzogiorno, a Città del Messico), buono solo per chi deve raccogliere l’uva, matura al punto giusto, prima che le intemperie mettano a repentaglio i “gradi” della stessa. Caserta studia la difesa bianconera e piazza nei due isolati di Botteghin e Avlonitis, delle api ronzanti capaci di scambiarsi la palla soffiandoci su o andando negli spazi trovando fazzoletti di terra pronti ad essere trasformati in praterie. Così i primi quarantacinque minuti (onestamente troppi, prima di trovare o di provare una soluzione) della sfida del Del Duca sono sembrati quasi imbarazzanti dal punto di vista della differenza di classe sociale delle due squadre. Attenzione, però, perché quello che si è visto sul campo è solo il risultato della miglior versione del Benevento che ha affrontato l’Ascoli vestita dei suoi abiti peggiori, almeno dal punto di vista delle disattenzioni. INDIFFERENZIATO. Sapete dove ha perso la partita, Sottil, stavolta? Ci sembra scontato dire nel preparare una difesa alta contro giocatori troppo veloci per essere intercettati in campo aperto o con la palla alle spalle. E’ successo anche questo, vero. Ma saremmo stati curiosi di assistere ad una partita più “naif” con i bianconeri capaci di leggere il pericolo e spezzarsi in due, allungando l’avversario, magari con Iliev pronto da subito a dare del lavoro da fare a Glik, per battagliare su seconde palle e costringere a qualche corsa indietro l’avversario. Facile dirlo a partita finita. Con tutti i tasselli del puzzle scoperti. E’ molto più difficile (questo è lapalissiano) ipotizzarlo prima. Anche perché, soprattutto in una gara dove il più forte gioca meglio e vince, lo fa meritatamente, non dovrebbe esserci alcun rammarico. E invece ieri sera, osservando la luna, il pensiero a quei quattro, cinque, sei dribbling di Bidaoui finiti nell’indifferenziato, è venuto eccome. RAMONES. Perché anche le partite scontate, se spingi per far andare gli episodi dalla tua parte, possono essere riscritte. Specie se hai uno come Dionisi in squadra che meriterebbe almeno tre palle da tirare in porta ogni partita. E invece finora si è dovuto accontentare solo di tanta corsa, tantissima battaglia, una manciata di palle sporche e qualche calcio di rigore. Caro “Lematanas” Iliev, cambia playlist. Togli la “musicaleggeraperchéhovogliadiniente” e clicca play sui Ramones. Consiglio? “Sheena is, a punk rocker, Sheena is a punk rocker…” Daniele Perticari