Ascoli, Bidaoui è il Maghetto bianconero!

Il gol del belga marocchino rende giustizia ai bianconeri. Sottil deve risolvere il problema delle palle inattive.

Soufiane Bidaoui (Ascoli Calcio)

Soufiane Bidaoui (Ascoli Calcio)

Si scrive con caratteri non presenti sulla nostra tastiera. Si legge “kabid”, con leggera inflessione tipo “n” finale. Si traduce, dall’arabo, “fegato”. Quello che ci vuole per evitare di prendere il cilicio, a partita in corso, e chiudersi in una depressione sportiva quasi scontata visti i fattacci di inizio partita. E allora, andiamo a lezione acceleratissima (Docente in dott. Google Translate) di lingua araba per descrivere la componente più importante del pomeriggio a casa di Rino Gaetano. VATICANO. Parliamoci chiaramente: i fatti di cronaca non vanno interpretati o altro. Sulle palle inattive difensive l’Ascoli ha un problema mostruoso. Mostruoso. Non sappiamo se sia tecnico o psicologico. O se nel calderone ci siano equamente entrambe le componenti, ma non è possibile in questa fase storica del calcio, avere una difesa che non riesce ad anestetizzarsi sulle giocate tese verso il centro degli avversari. Signori, con un problema del genere, se non stai attento, rischi di retrocedere, altro che playoff. Perché puoi giocare, creare, importi, correre quanto vuoi, ma se i tuoi avversari con tre corner e due punizioni laterali vanno cinque volte in porta, neanche Leali nella sua versione vaticana può evitare il peggio. Chiusa la ovvia, scontata, ma doverosa parentesi, parliamo di altro, perché non crediamo che vi piaccia leggerci mentre diciamo cose ovvie tipo “bisogna fermarsi al semaforo rosso” o “non si usa la pancetta nella carbonara”. FEGATO. Fegato. Quello che il maghetto Bidaoui ha messo sul prato dello Scida proprio mentre i suoi compagni rischiavano di andare in analisi. Capitan Federico diceva “va bene, continuiamo, stiamoci con la testa”. Lui faceva finta di dormire, sornione, sulla sua mattonella. E pensiamo pure che si sia preso qualche bell’insulto, perché chi ha giocato anche un solo minuto a calcio sa che un’esultanza del genere si cova solo quando ti schiaffeggiano a parole. Quante volte abbiamo detto che il “Maghetto” può cambiare la vita del suo Ascoli? E allora, ruba palla, fa cacciare uno dei loro, dribbla, tira, non molla e con precisione svizzera, altro che belga-marocchina, si trova dove serve per chiudere in porta il gol più meritato di giornata. Perché per arrivare così a fine partita, una cosa sola serve. Fe-ga-to. DZEKO. Nel frattempo, cercando di capire se in questo momento De Paoli precede Iliev nelle rotazioni (oggi sicuramente meglio il "Lorenzo Lamas bianconero" rispetto al sosia “lemana” di Dzeko), c’è da capire cosa fare di Fabbrini ma soprattutto di inchinarsi di fronte all’eleganza di un giocatore che rende spettacolari anche gesta che nel Piceno non lo erano da anni. Signori, dite quel che volete al netto delle dormite difensive sui piazzati, ma quando la palla balla in campo e arriva dalle parti di Botteghin, ci stropicciamo gli occhi. Perdonateci, ma vogliamo essere sinceri con voi. E per esserlo, ci vuole fegato… Daniele Perticari