Ascoli, Buchel “dittatore”, notte da capolista!

Bucchi deve lavorare sulla difesa sui piazzati e sull’integrazione delle catene esterne. Ma quante buone notizie dal Barbera!

Marcel Buchel (Ascoli Calcio)

Marcel Buchel (Ascoli Calcio)

Ascoli, 28 agosto 2022 - Una notte da leoni. Come festeggiarla? Guardando la classifica. Stappandosi una birra fresca o facendo roteare il più affinato dei Rosso Piceno Doc della nostra zona. Oppure, semplicemente, facendo una crocetta sopra alla terza riga della lista del calendario e puntare dritto lo sguardo verso il Cittadella. BALLERINO. L’Ascoli primo in classifica con merito. E’ questo il responso (vero, parziale) di un sabato veramente esaltante che in copertina mette per forza di cose Cedric Gondo, ma che ha un grado alcoolico inebriante in tanti altri aspetti. Partiamo dal più scontato, almeno per quanto visto al Barbera: il 15 aveva bisogno, ci viene da dire, di una serata così. Arriva, Bucchi lo piazza subito là davanti relegando in panca un totem della categoria come capitan Dionisi e lui, quasi come da sceneggiatura controfirmata, fa all’inizio della sua avventura quello che il suo alter-ego Tsadjout aveva fatto alla fine: tripletta. Ma che tripletta: nei movimenti del corpo, azionati dalla mente, del secondo e del terzo gol, ci sono doti che di Gondo, facciamo ammenda, non sapevamo. In pratica, l’Ascoli si ritrova con un orso ballerino sopraffino che oltre ad usare il fisico, dimostra due piedi da sette in su. Sembra scontato, non lo è. Almeno fino a quando gli esterni che lo supportano saranno più quinti di centrocampo che veri attaccanti, cosa che finora ci è sembrato di dover annotare. ROSSO PICENO. I tre passaggi verticali che hanno prodotto due gol, sono poetici e industriali allo stesso momento. Poetici, perché viviamo in tonnellate di alleggerimenti orizzontali o addirittura di passaggi all’indietro (anche l’Ascoli li usa, al limite dell’abuso) ma questa squadra ha saputo dare prova di avere le dita sul potenziometro del volume verticale. Botteghin, trenta metri di imbucata con palla in uscita. Caligara, palla nello spazio con i palermitani messi malissimo. E Bidaoui che la mette dritta e giusta al punto da far piroettare Gondo verso la gloria. Ecco. Quei tre acuti verticali sono la cartolina migliore di una squadra che, va detto, deve ancora trovare sangue avversario dagli esterni e dagli inserimenti degli interni, che dipendono (se ci è consentito) dal fatto che le catene laterali sono i reparti più rivoluzionati dal mercato estivo. Sembra scontato, ma integrare due esterni bassi ed uno alto e “riqualificare” Bidaoui non sarà un affare che si risolve mettendosi a tavolino, disegnando calcio nel tempo di un bicchiere di Rosso Piceno, ci vorrà una bottiglia o qualcosa in più da sorseggiare. Con calma. E scegliendola giusta, la bottiglia… BUFFONE. Detto che i gol subiti da calcio piazzato sono, purtroppo, un dazio che questo gruppo paga da tanto tempo (anche se cambiano gli interpreti), l’ultima riflessione la vogliamo dedicare a due capitani della squadra. Buchel, impressionante. L’uomo con la vice-fascetta sta giocando una stagione, Palermo è la prova, da giocatore totale. E’ ovunque. Sceglie sempre la strada giusta. Verticale, orizzonatale, in contrasto. Si prende talvolta rischi non calcolati, ma deve farlo. E al Barbera ha meritato (Gondo a parte) il trono. Bellusci, fischiato e chiamato “buffone” al momento della sua uscita dal campo. E’ vero, ha perso qualche secondo. Lo ha fatto con mestiere. Per trarre vantaggio a difesa della sua maglia bianconera. Difendere la maglia. La stessa cosa che aveva fatto in campo e fuori, in rosanero, con una società assente ed una squadra moribonda. Tutto il mondo è paese, Pè. Ti hanno fischiato perché uno come Bellusci, a Palermo, non ce l’hanno più… Daniele Perticari