Empoli Ascoli 2-1, bianconeri ko ma trovano la loro identità

I bianconeri perdono sul gong, ma escono con grandi convinzioni dal Castellani

Mister Paolo Zanetti

Mister Paolo Zanetti

Ascoli, 7 dicembre 2019 - Sgomberiamo immediatamente il campo. Prendiamo con i guanti la cocente delusione per l’epilogo della partita e spostiamola per pensare alle vere notizie che arrivano dal Castellani. L’Ascoli ha trovato la sua identità. Ed è una identità che non garantisce risultati in maniera assoluta, ma garantisce gioco, emozioni e tachicardia. Piattone. Non sappiamo se sia la strada giusta, quella scelta da Paolo Zanetti per i suoi giocatori e per il suo progetto tecnico. E non alludiamo al fatto che abbia scelto di giocarsela, dall’inizio, con quasi tutto il potenziale offensivo a sua disposizione. Scelta abbastanza facile, la sua: Petrucci in mediana se gioca “a due” è il fratello gemello forte del giocatore visto fino a venti giorni fa, davanti ha cinque-sei che può cambiare in base a idee e forma. E’ su un dettaglio che esiste la differenza tra quest’Ascoli e quello passato. Partita in parità, squadre che se la giocano, baricentri saltati, situazione da 1X2 per dirla con la schedina. Un pallone arriva senza meta verso la panchina bianconera: l’anno scorso a Cittadella Vivarini lo ha lasciato andare, guadagnando tempo per portare a casa un pari che non serviva a nulla, oggi Zanetti lo ha rimesso di prima, di interno piede, invitando i suoi a riprendere il gioco e andare a cercare la vittoria. Sembra un dettaglio, sembra. Non lo è. Galeano. Quando una partita termina con tre reti, cinquantasei cross complessivi, trentacinque tiri, un rigore parato, almeno altre quattro o cinque occasioni mastodontiche non “scoutizzate” solo perché un difensore ha messo la pezza prima del tiro a botta sicura, significa che in quel campo di calcio, Eduardo Galeano, si sarebbe divertito. Uno che al buon Dio chiedeva, peregrinando come uno zingaro. "Vado per il mondo col cappello in mano e negli stadi supplico: Una bella giocata, per l'amor di Dio". Oggi, al Castellani, lo scrittore uruguagio il cappello lo avrebbe posato. E a mani libere, avrebbe applaudito. Ardemagni per la garra charrua, Cavion per il cross dal “toc” sul cuoio che precede la festa, Brosco e Gravillon per testate e scivolate simili a palle nel sette. E avrebbe applaudito anche i portieri, perché se una partita che potrebbe finire tranquillamente 6-6 termina 1-2, vuol dire che anche loro sono stati baciati da Eupalla. Lettura. Nota tattica, peraltro motivo di discussione e che magari non convincerà tutti. Vi siete resi conto di quanto l’Ascoli, nonostante l’Empoli abbia disposto di un incursore di qualità come Dezi, non abbia mai sofferto spazi vuoti difensivi in soli sei giocatori dietro la linea della palla. Finché Da Cruz è rimasto in campo, le letture difensive dei bianconeri sono state senza particolari sofferenze o amnesie. O almeno se non episodiche. E’ una notiziona, signori. Significa che col modulo “4-2-fate voi” l’Ascoli ha certezze. Davanti, di sicuro. E anche dietro. Usateli i guanti per spostare la delusione cocente. Fidatevi, è una 'bella' sconfitta, questa.