Foggia-Ascoli, che rabbia per i bianconeri

Serie B, settima giornata. Le tifoserie danno spettacolo, i marchigiani giocano bene ma non raccolgono punti

I tifosi dell'Ascoli allo Zaccheria di Foggia

I tifosi dell'Ascoli allo Zaccheria di Foggia

Foggia, 6 ottobre 2018 - Attenzione. Achtung. Pericolo. Occhio. Insomma, usate voi il cartello che volete per dare un tag alla partita dello Zaccheria. Ci sono alcune belle cose e poche brutte, e la prima ovviamente è il risultato. Attenzione, appunto, ad accontentarsi di giocare alla pari, avere l'opportunità di portare a casa la merenda (o dividerla) e invece rifare la strada verso casa pensando che “vabeh, sarà per la prossima volta”. Non ci piace poterlo e doverlo pensare perché l'Ascoli visto in Puglia avrebbe potuto addirittura vincerla, la partita. Se solo avesse voluto, fortemente voluto e fosse stato più attento, non solo fortunato negli episodi fondamentali. Apriamo una parentesi, dovuta, perché chi oggi era allo stadio, a Foggia, si è maledettamente divertito indipendentemente dal risultato. Già, vi sembra strano, vero? Eppure il sentimento di amore che ha pervaso l'ambiente dello Zaccheria è evidente. C'era gente, sui gradoni dell'impianto pugliese, che ama la sua squadra alla follia. E ha agitato la sua sciarpa, ha finito la voce, ha sventolato la sua bandiera, di colore bianconero o rossonero. Prendendo parte da protagonista indiscussa dello spettacolo, del grande spettacolo, di cui abbiamo goduto. In campo, soprattutto nel primo tempo, sugli spalti per più di due ore. Chiusa la parentesi torniamo a parlare di calcio: Perucchini maledice un pomeriggio che dall'altare lo ha gettato nella polvere insieme ai suoi compagni di reparto. Le due parate poi divenute “assist” (tra virgolette) dell'ex leccese, infatti, sarebbero state veri miracoli se la respinta fosse stata “più laterale” (concedeteci la non elegantissima forma). E se i suoi compagni fossero stati più lesti nel capire dove sarebbe potuta finire la palla. Invece no. La palla è finita in fondo al suo sacco. Ninkovic maledice tutti, ma è regista e rifinitore di una squadra che sembra avergli dato, per meriti sul campo, i gradi di leader indiscusso e di direttore artistico delle serate in cui l'Ascoli scenderà in campo. Ganz, vogliamo parlare di Ganz? Si era già visto con la Cremonese che con Vivarini questo giocatore avrebbe transitato molto, molto, molto di più nelle zone protette dal WWF perché di competenza di rapaci dal fiuto del gol da preservare. E a Foggia lo ha dimostrato con un gol di quelli che segnava suo padre. Per questo, attenzione. Il campionato a 19 squadre permette a tutti di sperare e di sognare, ma ad altrettanti di soffrire perché gli spazi sono risicatissimi. Guai a non storcere il muso di fronte a sconfitte del genere, pensando alla prestazione. E' il pericolo maggiore. Oggi la squadra dell'Ascoli deve tornare nel Piceno arrabbiata. Arrabbiatissima. Ma noi siamo quelli della “critica” mentre, come cantava il poeta Charles Aznavour, “solo il pubblico ha ragione”. E quindi vivete come meglio volete questo risultato...  

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