Ascoli calcio, quanto tempo ti serve?

Il mercato in chiusura deve portare ancora qualcosa a Bertotto, specie perché sugli esterni servono maggiori soluzioni.

Michele Cavion (Ascoli)

Michele Cavion (Ascoli)

Ascoli, 3 ottobre 2020 - Il Lecce è oggettivamente più forte dell’Ascoli. Lo sa chiunque. Volete la dimostrazione coi nomi? Stepinski in panchina. Falco e Paganini fuori. Questo solo per dirvi che livello di giocatori sono a disposizione, paracadute permettendo, del nuovo tecnico dei salentini Corini. E quindi, che i giallorossi arrivino al Del Duca e, senza neanche sudarsi troppo la pagnotta portino a casa i tre punti, ci può anche stare. PESSIMISMO. Eppure c’è un aspetto che un po’ preoccupa il ciclicamente e costantemente pessimista osservatore delle cose bianconere. Basta poco. Una piccola sgassata sul prato verde, ai Mancosu boys per prendersi tutto quello che è in palio. Vero, ci sono errori individuali importanti (quello di Bajic che si fa uccellare col pallone in uscita da Lucioni e quello di Sarzi Puttini che resta due metri impantanato sul raddoppio), ma c’è un aspetto che preoccupa leggermente di più chi pensa che per fare calcio serva non prenderle ma avere la capacità – anche – di darle quando necessario. L’Ascoli contro il Lecce ha due o tre situazioni in cui, una squadra che sa di dover soffrire, ha come unica ragione di vita quella di affondare il colpo. E invece è scontata, elementare, quasi scolastica.

FOGGIA. Ecco, è bellissimo poter pensare che quindici anni dopo sulle bande laterali bianconere possano soggiornare folletti capaci di ricordare “Sua Maestà Pasqualino Foggia” (perché al netto delle cose extracampo, signori stiamo parlando dell’esterno di fascia più emozionante, qualitativamente parlando, che l’ultima generazione di ascolani può ricordare. Ovviamente insieme al Galactico Michele Fini). Ma attenzione: se questi sono rapidi nel dribbling ma non chiudono le loro azioni con una giocata sanguinosa – per gli avversari – la loro utilità può diventare pressoché nulla. E questo, al netto degli inebrianti attimi in cui Chiricò e Cangiano toccano il pallone, deve diventare il motivo dominante per Bertotto. Mettere le giocate dei due – e a nostro avviso ne servirebbero quattro, tutti di queste caratteristiche – al servizio della chiusura delle azioni offensive. Altrimenti basterà che un Corini qualsiasi progetti dei raddoppi per mettere la museruola agli esterni e di conseguenza a tutta la squadra.

INGLESE. Un paio di domande, a qualche ora dalla fine del mercato, concedetecele: se si voleva sradicare l’intera rosa dello scorso campionato, al punto da chiudere con risoluzioni anche rapporti importanti (vedi quello con un capitano silenzioso come Padoin), non era più logico farlo subito, al fischio finale di Ascoli-Benevento, progettando da subito? E quale squadra può permettersi di non sapere nulla, ribadiamo nulla, del futuro calcistico ed economico del suo giocatore di proprietà più forte e dal valore di mercato maggiore (almeno fino a gennaio)? Due settimane e tutti questi discorsi saranno un ricordo. Si parlerà solo di calcio. In italiano o in inglese. Ma per fortuna, finalmente, solo di calcio…