Ascoli, Le mani e “lemane” per la salvezza del Picchio

Mengoni, Monachello ed Agazzi sono gli uomini chiave di Cosmi.

Mengoni, capitano dell'Ascoli in gol contro il Carpi

Mengoni, capitano dell'Ascoli in gol contro il Carpi

Ascoli, 7 aprile 2018 - “Ma, se dico lemana, sbaglio?”. Provate a cliccare sulla definizione di parola “lemana” sul sito dialettitaliani.it, se proprio non vi fidate del vostro amico “ascolano speaking”. Sì, “lemana” in dialetto ascolano significa “bestia” nella migliore possibile accezione del termine quando la lemana scende in campo con la maglia bianconera e allaccia le scarpe bullonate. Se la incontri per strada, una lemana, stai per passare dei pessimi cinque minuti. Se invece la vedi in campo in maglia del Picchio, giù applausi. Ed è forse questo il motivo per cui l'Ascoli di Serse Cosmi sta rialzandosi contro quelli che pensavano (e per correttezza va detto che anche noi eravamo tra “quelli”,) specie dopo la sconfitta con la Salernitana, che i titoli di coda fossero ormai una realtà di questo campionato. No, quando uno è una “lemana” non sa cosa voglia dire, mollare.

Se questo Ascoli è ancora vivo, vegeto e sceglie come emoticon del momento quella col pollice in su, il merito è senza dubbio del suo allenatore, che ha rimesso in piedi una struttura tattica che non poteva prevedere un esterno d'attacco come Martinho a fare tutta la fascia. Fateci caso: l'Ascoli ha ripreso la sua marcia quando ha inserito un po' di fisicità nei ruoli che la richiedono. Mengoni, visto che parliamo di “lemane”, non è protagonista del giorno per il gol. Che è sempre un bel modo per dimostrare di esserci, segnare un gol. No. Mengoni è il protagonista del giorno perché dopo un contrasto a metà primo tempo piangeva con le mani sul volto per la botta presa, facendo temere il peggio, e invece è tornato in campo, stringendo i denti, annullando un avversario forte come Melchiorri. Mengoni è stato costretto a ripartire praticamente da zero, a Natale, quando il buio sembrava essere ormai alle spalle e l'unico ostacolo del 2018 pareva essere il dover obbedire alla graziosa moglie (altro che Cosmi...) durante il trasloco da “Lu Fossu de La Carogna” al “Borgo Marinaro” di Porto San Giorgio. Questo vuol dire essere una “lemana” e far diventare “lemane” anche i propri compagni.

Tutti meritevoli di lode, partendo da Monachello, autore di un altro “gol d'autore”. Ma la menzione particolare che vogliamo fare è un'altra. Da qualche tempo, infatti, quando arriva una palla alta, lenta o tesa, nell'area piccola, gli avversari non la vedono più. Se è lenta e arriva nella zona del dischetto del rigore, niente da fare. Gli avversari non la vedono più. Se sbagliano un cross che diventa beffardo, il portiere la smanaccia in angolo. Dalle cose semplici, come quella di avere un portiere che para il parabile, è ripartito l'Ascoli. E attenzione: questo non è un processo a Lanni, ma è un elogio ad Agazzi. Il primo è stato falciato, troppo, da situazioni “mentali” che non è riuscito a gestire, il secondo ha saputo entrare nell'universo bianconero in punta di piedi, dimostrandosi “lemana” nei fatti, più che negli atteggiamenti. Ecco perché, per salvarsi, servono “le mani” e “lemane”...