Ascoli, oggi un buon pari ma sii più scaltro

Il Cittadella ha imbrigliato, quasi colpendo, i bianconeri mettendola sul piano fisico e del non gioco nella ripresa. E i ragazzi di Bucchi non sono riusciti a riemergere per centrare la vittoria. La squadra rimane comunque imbattuta.

Ascoli Cittadella, l'11 bianconero (LaBolognese)

Ascoli Cittadella, l'11 bianconero (LaBolognese)

Dove sta l’inghippo? Perché una squadra che al Barbera, la scorsa settimana, ha dato la sensazione di potersela giocare anche contro Milan ed Inter, contro un Cittadella qualsiasi esce dal campo con uno 0-0 quasi benedetto? Proviamo a capirlo.

FASTIDIOSO. Anzitutto l’aspetto empatico della partita. Il Cittadella, da sempre, viene al Del Duca è fa la sua partita mentale prima che tecnica, come se fosse padrona del campo. Pensiamo ci sia qualcosa di mistico in questa situazione, perché altrimenti non si spiegherebbe. Eppure i veneti cambiano allenatori, giocatori, dirigenti, colori delle maglie o tipi di scarpini, e quando arrivano nel Piceno risultano sempre: tosti, eccessivamente grintosi, poco codificati nelle giocate offensive e in definitiva calcisticamente (e non solo, visto com’è andata la partita stavolta) “fastidiosi”. Così l’Ascoli da un certo punto di vista deve accontentarsi di un punto quando la partita finisce al 95’ per i taccuini, consapevole che il triplice fischio è invece arrivato al rosso di Caligara.

BATTITO. E qui c’è un aspetto su cui mister Bucchi può e deve migliorare: conosce il battito della sua squadra e, al netto di qualsiasi episodio, non può correre il rischio di non essere al volante della sua macchina. Passi la grinta e la voglia di difendere i suoi da un arbitraggio che, nel primo tempo, ha davvero penalizzato i bianconeri. Ma farsi espellere ed essere “assente” nel momento in cui al Picchio sarebbe servito il suo guizzo, sarebbe stato meglio evitarlo. Perché il secondo tempo è stata una partita giocata per i tabellini, non per chi ha voglia (e ci sentiamo di dirlo, bisogno) di vedere un po’ di belle cose in campo durante il fine settimana. SORELLA. E veniamo all’ultima nota, prima di salutarvi. Difficilmente abbiamo incontrato arbitri che hanno commesso errori inaspettati come quelli di Meraviglia nel primo tempo. E la presenza del Var non può giustificarli, perché a questi livelli le decisioni dei direttori di gara devono essere, specie quelle d’istinto, lineari. Interrompere un’azione di contropiede (e cambiare le sorti di una partita) per ammonire con il giocatore a terra che non è in pericolo di vita è un errore gravissimo. Oltre la penna blu. Più grave della scelta del rosso diretto, poi sconfessata, per Gondo. Sono scelte che cambiano l’inerzia psicologica della partita un po’ come quando stai per uscire con la compagna di banco che ti piace da una vita e tua sorella, prima di varcare l’uscio, ti dice “ma esci vestito così?”. Questo è accaduto, ci sentiamo di dirlo, all’Ascoli di mister Bucchi. Nel momento di maggior pressione alla ricerca del gol, è stato “sgonfiato” mentalmente dall’arbitro. Passi stavolta, ma non perseverare, Picchio, perché di Meraviglia e Cittadella, ne incontrerai altri…