Salernitana-Ascoli 1-1, Ninkovic e il sibilo della rete

La punizione del serbo è magica. I bianconeri ottengono un buon punto in trasferta

Ninkovic

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Ascoli, 25 settembre  2018 - Fossimo in Vivarini, studieremmo centottantaduemila schemi per fare arrivare la palla a Beretta, Ardemagni e chiunque vesta la maglia bianconera in quei venti/venticinque metri quadrati che si trovano nella zona centrale-sinistra del limite dell'area di rigore avversaria. Eh, se avete 20 anni e tifate l'Ascoli dite la verità: non ve lo ricordate uno che si prende la palla, decide di metterla sulla mattonella, la sua mattonella, e calcia le punizioni così bene da farle sembrare più che un semplice rigore. Si legge "presuda", si scrive in cirillico in maniera incomprensibile (e quindi ve lo evitiamo...), in pratica è quello che, se il brutto prato dell'Arechi ha detto il vero, è accaduto ed accadrà quando Dzigi Ninkovic ha una punizione dal limite da giocarsi. Il silenzio. Un sibilo. E' la palla che accarezza la rete e si perde in fondo al sacco per la cosa più bella della serata. Anzi, una delle due cose più belle della serata, perché anche il pallone che lo stesso "undici" ha servito a Beretta, in corsa, quasi dicendogli "vai ed esulta", beh, è davvero un brindisi al calcio, anzi scusate, al "Calcio", quello con la "C" maiuscola. E, ve lo ripetiamo a voi di 20 anni, dite la verita! Non ve lo ricordavate uno del Picchio che tira le punizioni così, vero?

LEGGI ANCHE Salernitana-Ascoli 1-1, il Picchio esce indenne dall'Arechi Ad essere sinceri, poi, c'è da capire il gap tra i lavori in corso in casa Vivarini e l'equilibrio che regna e regnerà sempre sovrano nelle partite tra squadre normali di B, perché Ascoli e Salernitana tali sono. E' per questo che ogni impianto tattico può sì essere importante, ma mai come la necessità di essere ordinati, precisi, concentrati, sul pezzo. E sperare che l'avversario non lo sia altrettanto. Perché anche oggi, come è accaduto recentemente e come spesso vedremo nel resto del campionato, sono le frazioni di secondo che generano gli episodi che cambiano le storie. Quella di Djuric, ad esempio, una storiaccia per il tiro a lato. Quella di Beretta, che poteva chiuderla già nel primo tempo dopo il cioccolatino serbo. Quella di Di Tacchio che si fionda, forse troppo libero, a pareggiare sulla palla di Mazzarani. E quella di Ardemagni, che esce in barella ed in lacrime mai sottraendosi alla battaglia, per una brutta caduta sul braccio sinistro. In definitiva, un altro bel passo in avanti e un risultato altrettanto giusto. Un po' di amaro in bocca, anche quello, legittimo, soprattutto per l'infortunio del bomber. Ma diciamoci la verità, prima di tornare alle nostre vite di tutti i giorni: chi se lo scorda il sibilo della rete dell'Arechi sul tiro di "Nicolino"?