Ascoli Picchio, via la paura! Via la paura! Via la paura!

La vittoria di Cremona rimette il Picchio in piena lotta per la salvezza

Gaetano Monachello, doppietta per lui quest'oggi

Gaetano Monachello, doppietta per lui quest'oggi

Ascoli, 21 aprile 2018 - Passano i secondi. E i minuti. La domanda che rimbalza, l'unica domanda che rimbalza, nelle nostre menti è: di cosa hai paura, Ascoli? E' la paura, non sappiamo e non vogliamo sapere di cosa, il vero nemico di questa squadra nella rincorsa verso una salvezza sperata, agognata, a tratti impossibile, ma mai come stavolta a portata di mano. Di cosa hai paura, Ascoli? I limiti tecnici sono ormai un fattore noto. A tutti. A Cosmi in prima battuta. E allora, Ascoli, scaccia via la paura con le cose belle (non molte, oltre al risultato, va detto) che riponi nel borsone ripartendo dallo stadio di Cremona. Guarda quelle cose, quelle belle, che sei riuscito con le tue forze e con il sostegno di quei 200 valorosi sugli spalti. E con quelle convinciti che non serve a nulla, avere paura. Fare calcoli. La paura, nel calcio, anche se sei in equilibrio a cento metri di altezza passeggiando sul filo, non ti serve. Pensa, in ordine sparso, alla scivolata di Padella nel secondo tempo, sull'1-2. Quel tiro dei grigiorossi sarebbe finito verso la porta a botta sicura. E invece no. Pensaci, quell'intervento vale più di un rigore segnato. O parato. Pensa ai dieci, più o meno, tranquillissimi interventi sulle palle alte o centrali di Agazzi. Nessun affanno. Solo tanta serenità nel bloccare la palla e dare respiro ai compagni. Pensa a Pippo Florio, che noi per primi avevamo dimenticato nel roster di Cosmi. Eppure se la trasferta di Cremona è diventata epica, specie per gli sviluppi della classifica, è anche grazie a lui. Che non ha mollato. Ci ha creduto. Si è infilato nell'area lombarda andandosi a prendere un rigore che si può dare o meno (va detto) e che in un solo colpo ha ridato vita alla sua squadra. Pensa all'anticipo secco, pulito, perfetto, spettacolare, di Gigliotti a quindici dal termine. No, Gigliotti non è stato tra i migliori in campo. Anzi, ne ha commessi di errori. Il primo, sul gol di Camara. Eppure oggi ha regalato uno dei gesti tecnici difensivi più belli dell'intero campionato. Caro Gigliotti, se hai queste tra le tue qualità, perché devi avere paura di metterle in mostra? Fallo sempre. Sempre. A cosa serve la paura, se ti chiami Ascoli e devi riemergere? A nulla. Quella paura che blocca il piede sinistro di Lores Varela a un passo dal gol dell'1-3 che avrebbe chiuso i giochi. Caro Lores Varela, quella che indossi è una maglia che va onorata prima con la rabbia, poi con l'impegno, infine (per chi, come te, ce l'ha) con la classe. Perché uno che mette il compagno davanti alla porta con un passaggio orgasmico come quello che l'uruguaiano ha servito a Monachello, non può e non deve avere paura. E pensa a Monachello. Lui non crediamo che conosca il valore e il significato della parola "paura". Corre dappertutto. Affronta chiunque. Copre cinquanta metri di campo. Pensa a lui. Serse Cosmi potrebbe essere suo padre. Eppure dopo il rigore, l'ennesimo pesantissimo rigore trasformato con freddezza "pirlesca", corre dal mister. Lo abbraccia e sembra quasi redarguirlo. "Mister, la testa, la testa". Monachello merita di giocare più vicino alla porta.  Pensaci, Ascoli. Ci pensi, mister Cosmi. A questo punto della stagione, a cosa serve la paura?