Ascoli Calcio, quattro schiaffi e tre segnali preoccupanti...

Il nostro commento dopo la clamorosa sconfitta interna contro la Viterbese Castrense

Ascoli Viterbese

Ascoli Viterbese

Ascoli, 4 agosto 2018 - Fermi tutti. Lo ripetiamo, fermi tutti. E' vero, dover giustificare una figuraccia ed un risultato del genere al vostro vicino di ombrellone, sarà dura. Specie perché la nuova era “Ascoli Calcio 1898 FC” è partita con trascinante entusiasmo e fiducia a prescindere a tutti.

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E allora ben venga una scoppola del genere. Ben venga perché se come dice il direttore Lovato “Il ritiro ci ha dato segnali totalmente diversi rispetto a quello che si è visto in campo”, c'è tanto, tantissimo, da lavorare per lui e per i suoi collaboratori. E' vero che quando affronti squadre in palla, che col passare dei minuti acquisiscono fiducia, certi gap tecnici possono essere sovvertiti, ma è pur vero che atteggiamento, passo, attenzione, grinta, precisione nei passaggi e nei lanci, intensità, fanno la differenza sempre, in finale di Champions e alla prima partita di Coppa Italia.

Tre sono i segnali fortemente preoccupanti: il primo è che l'Ascoli ad oggi, e non manca molto né alla fine del mercato, né all'inizio del campionato, non ha un portiere titolare, un regista titolare, un centravanti titolare designati. Al 99% saranno dei nuovi, perché non ci sembra, almeno oggi, che quelle caselle possano essere occupate da Lanni, Buzzegoli e Ganz. Per questo, il segnale preoccupante, è che serve integrarli da subito, se ci sono. Farlo immediatamente. Non serve parlare di chi deve andare e “blocca” il mercato. Era chiaro a tutti che la situazione pregressa avrebbe ostacolato la costruzione della nuova squadra, ma non può e non deve essere più un argomento di discussione. Il secondo, il modo in cui la Viterbese, pur meritando, ha passeggiato per arrivare nella zona bianconera. Troppo facile, incredibilmente facile, anche per una partita d'agosto. Al Del Duca puoi vincere, puoi realizzare i tuoi sogni. Ma non può essere tutto così semplice. Mai. Il terzo, riguarda Mengoni: era chiaro ai più che il suo ruolo può e deve essere solo quello di leader difensivo, al centro, nella posizione di chi organizza il reparto. Perché è l'unica in cui è in grado di rendersi utile, o addirittura fare la voce grossa e perché c'è grande differenza tra dirigere i compagni ed essere diretto. Una differenza abissale. Lasciateci, però, dire che gli applausi alla squadra laziale all'uscita dal campo, sono una notizia. Sì, una gran bella notizia. Ecco servito chi dice che nelle curve italiane si professano solo valori pericolosi. Chapeau.