Ascoli, 14 febbraio 2012 - Era il 14 febbraio 1965, a San Benedetto del Tronto si giocava il derby con l’Ascoli, quarta di ritorno del girone C della Serie C. La Sambenedettese andò in gol due volte, tra l’entusiasmo dei suoi sostenitori, poi, improvvisa, la  tragedia. La raccontò così Paolo Pfiffner di Torino, l’arbitro della partita: «Il primo tempo stava per terminare, con la Samb in vantaggio per due a zero, quando un giocatore della Samb ha tirato in porta: il portiere della Del Duca, Strulli, si è gettato in una magnifica parata, ma all’ultimo istante il pallone gli è scivolato di mano, a due-tre metri. Ha fatto un balzo per riprenderlo, un tuffo in avanti. In quel momento sulla sfera si era gettato anche un attaccante avversario, Alfiero Caposciutti che però, vedendosi precedere dal portiere, molto sportivamente ha spiccato un salto, cercando di scavalcarlo. Purtroppo – ero a pochissima distanza e ho visto bene – il ginocchio dell’attaccante ha colpito con violenza la mascella di Strulli, proteso a ghermire il pallone. Ho sentito un agghiacciante scricchiolio d’ossa. Strulli ha fatto un movimento, sull’erba, poi non si è più mosso, aveva gli occhi sbarrati, era in coma. I giocatori sono rimasti calmi, il pubblico in silenzio: il fallo era parso a tutti chiaramente involontario.

Uno solo gridava sul campo, Caposciutti. Era rotolato a terra, si era subito alzato gridando: «Arbitro, l’ho colpito, l’ho colpito io” ed appariva in preda a una grave crisi nervosa». In effetti la foto dell’incidente dimostra che Caposciutti tentò di saltare ma colpì lo sfortunato avversario prima di riuscire ad alzarsi in volo. Strulli venne ricoverato subito all’ospedale di San Benedetto del Tronto. I medici diagnosticarono la frattura della mandibola, contusione cerebrale, lesione encefalica. Strulli venne messo sotto la tenda a ossigeno, nella speranza che le sue condizioni migliorassero così da rendere possibile l’operazione. Alle sei del mattino di quel triste lunedì, Roberto Strulli cessava di vivere. Strulli, originario di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, lasciò la moglie e un figlio che stava per nascere (e che si chiama Roberto come il padre). Ogni volta che l’Ascoli gioca in Toscana una delegazione di tifosi bianconeri, spesso guidata da Francesco Regnicoli e Tonino Bachetti, si reca in visita dalla vedova del portiere.