5G, San Benedetto del Tronto fa le barricate

Associazioni sul piede di guerra, il Comune ci va coi piedi di piombo De Vecchis: "Acquaviva ha già deliberato a favore della sperimentazione"

Associazioni della riviera battagliere contro la tecnologia 5G

Associazioni della riviera battagliere contro la tecnologia 5G

San Benedetto del Tronto (Ascoli), 19 novembre 2019 - San Benedetto lo grida ai quattro venti: il 5g non passerà. La posizione, nettissima, emerge dal convegno delle associazioni ambientaliste, riunitesi sabato pomeriggio in sala consiliare. Una riunione che raduna una cinquantina di persone nell’emiciclo, fra politici e attivisti. I primi potrebbero presto muoversi con una mozione consiliare; i secondi, dal canto loro, annunciano una raccolta firme. L’esposizione, che chiama in causa la nutrizionista Renata Alleva, la biologa Tonia Di Giovacchino, Adriano Mei (Comitati in Rete Marche), Stefania Gagliardi (Stop 5G Marche) e Massimo Bartolozzi (Ambiente e Salute) porta il dibattito su sponde scientifiche e non lesina sulle conclusioni: la tecnologia 5G non può essere sperimentata su un territorio senza che studi a tema ne dimostrino l’assoluta e comprovata sicurezza. Quali problemi e ricadute può avere l’utilizzo massiccio delle nuove radiofrequenze? Ad esempio la maggiore diffusione di antenne e apparecchi, e di conseguenza un’esposizione superiore al normale. Da qui, la possibilità di uno stress ossidativo delle cellule cerebrali: stress che potenzialmente si pone alla base di importanti patologie.

«Condanno l’assoluto silenzio, per anni, sui pericoli ed i rischi della tecnologia 5G e dei campi elettromagnetici – dichiara Stefania Gagliardi - sugli studi rassicuranti condizionati dai finanziatori privati e su tutti quelli pagati con soldi pubblici, che invece sono allarmanti. Gli effetti provati ed evidenziati dagli studi scientifici sono gravi e devastanti, da forme di cancro alla menomazione e compromissione del normale funzionamento degli organi umani».

Secondo quanto sostenuto dai relatori, l’aumentata esposizione alle radiofrequenze è spesso correlata, in letteratura scientifica, all’aumento di rischi oncologici, pur non essendo sempre dimostrabile un nesso di causa ed effetto fra i due elementi. Ad ogni modo, San Benedetto non ci sta: «Perché su una problematica così rilevante per il futuro della città non è presente neanche un rappresentante dell’amministrazione? - attacca Rosaria Falco (Gruppo Misto) a margine della conferenza -. Si tratta di una lotta per la difesa dal saccheggio del territorio e contro la violazione dei diritti dell’individuo, di cui nessuna amministrazione pubblica può disinteressarsi. Va informata la gente e votata una mozione, emessa un’ordinanza sindacale urgente per dire no al 5G e sollecitare i comuni limitrofi».

«Acquaviva ha già deliberato a favore della sperimentazione, senza aver prima informato doverosamente i cittadini – aggiunge Giorgio De Vecchis (Ripartiamo da Zero) – invece è responsabilità di tutti applicare il principio di precauzione. Oltre ai tanti benefici bisogna tenere in considerazione eventuali rischi e costi». Ambiente e Salute, come preannunciato, chiede dal canto suo una delibera di consiglio contro la sperimentazione, e a breve partirà con una raccolta firme ad hoc. Ma a riflettere sul tema è anche la maggioranza consiliare, attraverso il membro che più si è interessato al tema nei mesi scorsi. «Tempo fa avevo proposto una mozione in tal senso – dice Stefano Muzi, capogruppo di Forza Italia – sicuramente torneremo sull’argomento in commissione. Poi decideremo se redigere una mozione da votare all’unanimità oppure una semplice ordinanza del sindaco. L’amministrazione comunale, in ogni caso, mantiene alta l’attenzione sul tema».