Abusi sulla nipotina, oggi l’interrogatorio

Lo zio dovrà rispondere di quanto fatto alla piccola quando gli veniva affidata: è rinchiuso al Marino

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Attività tecniche, una consulenza psicologica approfondita e tanta pazienza. Questo ha permesso alla Procura di Ascoli di mettere insieme elementi "forti" che il gip Annalisa Giusti ha valutato tali da ordinare l’arresto del 55enne extracomunitario per l’accusa mossa dal pm Saramaria Cuccodrillo di aver sottoposto a violenza sessuale la sua nipotina che all’epoca dei fatti, fra il 2017 e il 2018, aveva fra 6 e 7 anni. Un’accusa gravissima dalla quale l’uomo stamani dovrà difendersi davanti al magistrato che ne ha ordinato la custodia cautelare facendolo rinchiudere in carcere dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ascoli che hanno a lungo indagato sul caso insieme al personale della polizia giudiziaria della Procura.

Gli stessi carabinieri martedì scorso hanno notificato l’ordinanza all’indagato che risiede lungo la vallata del Tronto, conducendolo poi in carcere dove l’uomo è ora rinchiuso. E’ stata una prima rivelazione della bambina ai genitori a far venire a galla la storia; la piccola ha poi ritrattato, ma successivamente ha di nuovo esternato tutto raccontando quanto le sarebbe successo quando stava con lo zio. Racconti che dovevano essere verificati in sede di indagine. Ciò è avvenuto innanzitutto con una consulenza psicologica qualificata in base alla quale, la Procura prima e il giudice Giusti poi, hanno ritenuto attendibile il racconto della piccola che oggi ha 11 anni. A questo si sono aggiunte attività tecniche che hanno fatto chiudere il cerchio dell’indagine preliminare con l’arresto dell’extracomunitario che da anni risiede nel Piceno. Secondo le risultanze investigative gli incontri avvenivano quando i genitori della bambina la affidavano allo zio dovendo andare a lavorare. In queste occasioni l’uomo approfittava di lei. Il sostituto procuratore Saramaria Cuccodrillo accusa il 55enne di violenza sessuale nei confronti di minore di età inferiore di 10 anni, con l’aggravante del vincolo di parentela. Il reato prevede pene da 7 a 14 anni, aumentabili di un ulteriore terzo poiché commesso in danno di un minore legato all’indagato da parentela.

P. Erc.