Ascoli, una provincia senza acqua

Da un mese rubinetti chiusi di notte. E sarà così fino a dopo Pasqua

Ascoli, la chiusura dei rubinetti mette in difficoltà soprattutto bar e ristoranti

Ascoli, la chiusura dei rubinetti mette in difficoltà soprattutto bar e ristoranti

Ascoli Piceno, 14 febbraio 2019 - Senza acqua di notte almeno fino ad aprile. Se va male, anche fino a maggio. La crisi idrica che da mesi colpisce la provincia di Ascoli non molla la presa e anzi rincara la dose: per tornare ad avere acqua dal rubinetto anche nelle ore notturne bisognerà aspettare l’attivazione dell’impianto di soccorso a Castel Trosino, a due passi da Ascoli. Il via libera è atteso proprio tra aprile e maggio e solo allora le chiusure notturne potranno finire nel dimenticatoio.   Tutto questo succede in una provincia di 210mila abitanti che, nella sua parte che guarda a ovest verso i monti Sibillini, è stata lacerata dai terremoti di due anni e mezzo fa. Non è retorica dire che tutto parte da lì, da quelle scosse interminabili che hanno lasciato una scia di morti e macerie: sono passati 904 giorni da quel 24 agosto ma gli effetti si vedono, e si sentono, ancora oggi. L’emergenza acqua che stanno vivendo i cittadini di queste zone parte proprio da lì, dal sisma che ha messo a dura prova le condotte e che ha ridotto le portate delle sorgenti, quando addirittura non le ha cancellate.   Così da un mese in gran parte della provincia picena l’acqua di notte, dalle 23 alle 6, non esce dai rubinetti: chiusura dei serbatoi, una misura decisa dalla società che gestisce il servizio idrico perché di acqua ce n’è poca e va razionata. E se in un primo momento la mossa della Ciip (l’azienda dei servizi idrici) sembrava più una cautela, ecco che un mese dopo l’inizio del razionamento è arrivata la notizia che probabilmente la situazione resterà tale fino ad aprile, forse anche maggio. Poi ci sarà da fronteggiare l’estate e l’arrivo dei tantissimi turisti che affollano la costa in quei mesi, con una crescita esponenziale della richiesta d’acqua.   Intanto in questo mese con le notti a secco i disagi sono stati soprattutto per ristoranti e bar: la Ciip in un’occasione aveva deciso di sospendere le chiusure per un weekend, dietro richiesta delle associazioni di categoria. Ma poi questa scelta non è stata replicata (al massimo è stata concessa un’ora di acqua in più), segnale chiaro di un’emergenza che non permette di sgarrare nemmeno di una virgola. Un’emergenza a cui ora si sta cercando di porre rimedio in diversi modi: intanto con gli oltre 5 milioni per la crisi idrica che arriveranno dalla Protezione civile nazionale, poi con il grande progetto di un nuovo acquedotto per il quale la caccia ai finanziamenti è aperta (l’obiettivo è portare a casa 27 milioni per il primo tratto).   D’altronde, era il 16 ottobre 1955 quando l’allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, arrivò per inaugurare il tronco dell’acquedotto Sorgenti Pescara d’Arquata-Ascoli: una vita fa. E questo terremoto si è fatto sentire su quelle tubature, anche se l’impianto ha retto e l’acqua non è mai mancata in tutto il territorio servito dalla Ciip: nonostante questo, senza le sorgenti di Forca Canapine e Fosso di Rio di Capodacqua, con il crollo della portata di quella di Sasso Spaccato e di Pescara, e quello ancor più preoccupante di Foce di Montemonaco (da 526 a 280 litri al secondo), il livello di allerta è passato da arancione a rosso. Quindi niente acqua di notte, e così sarà ancora per un po’.