Adesso però facciamoli giocare

La storia dei palloni ha varcato i confini nazionali, facendo grande pubblicità alla città. Divieti solo d’estate a Grottammare, ma le polemiche e le chiamate ai vigili non mancano

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Grazie alla storia dei palloni ritrovati dopo tanti anni sul tetto della chiesa di San Tommaso il nome di Ascoli ha fatto il giro d’Italia, ma anche all’estero s’è parlato di questo romantico ritrovamento; segnalazioni sono arrivate dalla Spagna dove una tv ne ha trattato, per non parlare dei siti di informazione, sportivi e di media autorevoli come Corriere della Sera, La Repubblica, scomodando firme importanti come quella, tra le altre, di Beppe Severgnini. "Quei palloni – bianchi, blu, arancioni, a scacchi, gonfi, sgonfi, coperti di muffa, incrostati di fango – sono il racconto di un Paese dove i ragazzini correvano sulle piazze, i nonni guardavano, il curato bofonchiava ma lasciava fare, l’Italia andava ai Mondiali, e magari li vinceva. Oggi quei ragazzini hanno in mano un cellulare, i nonni guardano la guerra in tv, e sulle piazze italiane vigili e cartelli vietano di giocare a calcio" ha scritto Severgnini sul Corsera. Di divieti espliciti a giocare a pallone nelle piazze non ce ne sono nel nostro territorio.

Lo fa Grottammare nel periodo estivo in tre piazze cittadine per salvaguardare il riposo e il passeggio dei turisti; ma d’altronde di spazi alternativi ce ne sono. Per il resto della provincia è tutto affidato al buonsenso, ma qualche scontro verbale fra ragazzini, residenti o commercianti arrabbiati per la pallonata alla vetrina c’è. Una volta qua, una là i vigili urbani sono chiamati ad intervenire, ma alla fine tutto si sistema, magari un po’ a fatica. Michele Gravino ha scritto su Repubblica "A me la notizia ha fatto venire in mente un vecchio film del 1984 di Alan Parker, ’Birdy- Le ali della libertà’. Anche lì c’erano degli adolescenti, due amici del cuore, solo che invece che a calcio giocavano a baseball, e mandavano sempre la palla nel giardino di una vicina cattivissima che non la restituiva mai. Anni dopo uno dei due torna dal Vietnam in stato catatonico: dopo averle tentate tutte per risvegliarlo, il suo amico ritrova tutte quelle palline sequestrate – centinaia – e gliele rovescia davanti. Sarà l’inizio del loro percorso di rinascita dalla guerra e dalla malattia. Con tutto questo i palloni di Ascoli non c’entrano assolutamente nulla, però chissà". Ben venga la pubblicità che Ascoli si è fatta con questa vicenda bella e romantica che ha avuto soprattutto il merito di far rivivere a molti la propria spensierata gioventù. Ma è chiaro che altri devono essere i percorsi promozionali di una città piena di storia, arte e cultura, beni da veicolare con una strategia di comunicazione che guardi al medio e lungo termine, non certo (o non solo) affidata ad un viaggio nel tempo grazie a qualche pallone.

Peppe Ercoli