Cesaroni, la ricostruzione shock, così hanno provato a ucciderlo

Tutte le piste degli investigatori: si sarebbe trattato di un vero e proprio tentativo di omicidio

Cesaroni con l'ex allenatore del Picchio

Cesaroni con l'ex allenatore del Picchio

Ascoli, 14 gennaio 2016 - Si è trattato di un vero e proprio tentativo di omicidio. E’ questa l’idea che si stanno facendo gli investigatori che indagano sull’inquietante episodio avvenuto all’altezza del ponte di San Filippo lunedì mattina, quando è stato accoltellato Alessandro Cesaroni. L’ex dirigente dell’Ascoli Calcio è stato raggiunto da cinque colpi di arma da taglio, uno dei quali poteva rivelarsi fatale perché gli ha perforato un polmone. E probabilmente gli aggressori avrebbero continuato a infierire con altre coltellate se in quel momento non fosse passato un automobilista, il quale si è accorto di quello che stava accadendo e ha iniziato a suonare con insistenza il clacson, mettendo in fuga i malviventi.

E’ stata poi la tempestività di un’infermiera che vive in zona e che per prima ha prestato i soccorsi, come pure l’arrivo immediato del 118, a salvare la vita a Cesaroni. I medici del Mazzoni hanno fatto il resto, sottoponendo d’urgenza il 41enne ad un delicato intervento chirurgico per ricucire la profonda ferita. Ma nessuno potrà dire come sarebbe andata a finire se soltanto i due aggressori avessero avuto il tempo di sferrare altri colpi, oppure se la macchina dei soccorsi non si fosse attivata immediatamente. Alla luce di ciò, dunque, anche il fronte delle indagini è destinato ad intraprendere una precisa direzione. Perché appare evidente che non si è trattato di un tentativo di rapina o di un episodio legato alla microcriminalità, e neppure di un semplice avvertimento o di una punizione.

Si indaga, insomma, per capire chi può essere arrivato al punto di voler uccidere Cesaroni e per quale motivo. E in questo senso entrano in gioco altri fattori e altri scenari, che finiscono inevitabilmente per coinvolgere ambienti legati alla malavita. La modalità con cui è stato effettuato l’agguato lascerebbe pensare a un’ esecuzione fatta ‘su incarico’, forse da professionisti che agiscono su mandato di qualcun altro. Per questo motivo le indagini mirano a fare chiarezza sulla vita privata e sull’ambiente lavorativo dell’ex dirigente sportivo. Gli inquirenti stanno tenendo il massimo riserbo sulla vicenda e al momento valutano tutte le ipotesi, compresa quella di uno scambio di persona, anche se, per il momento, questa eventualità appare poco probabile. Nella zona in cui è avvenuta l’aggressione ci sono l’appartamento della madre e lo studio medico del fratello, con il quale il 41enne talvolta collaborava.

Sembra che Cesaroni ultimamente si occupasse di rimborsi assicurativi e non si esclude che qualcuno possa essere rimasto poco soddisfatto di una sua decisione, anche se difficilmente questo giustificherebbe un gesto tanto efferato come quello di lunedì mattina. Ieri, inoltre, circolava notizia che in passato Cesaroni aveva ricevuto delle intimidazioni. Il 41enne, però, ha detto di non aver idea su chi possa aver avuto interesse a fargli del male e di non aver riconosciuto gli aggressori, anche se durante la colluttazione è riuscito in parte ad alzare la visiera del cappellino di uno dei due uomini. Qualcosa di importante potrebbe emergere dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza: ce ne sono diverse in zona, sia quelle degli esercizi commerciali del quartiere sia quelle delle vicine scuole dell’Agraria e delle Industriali.

Cesaroni è genero di Roberto Benigni, ex patron dell’Ascoli Calcio, essendo il compagno di una delle sue figlie, Giulia. Durante la presidenza Benigni, ha ricoperto diversi incarichi in seno all’Ascoli Calcio, tra cui quello di dirigente sportivo.