Al teatro delle Api c’è ’La Lettera’ Nani: "Sono pronto a farvi ridere"

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di Lorenzo Girelli

Il secondo appuntamento con la stagione del Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio vedrà come protagonista, domani sera alle 21.15, Paolo Nani, maestro internazionale del teatro fisico, con il suo spettacolo ‘La Lettera’, un vero e proprio capolavoro rappresentato da 30 anni in tutto il mondo con oltre 1.800 repliche. Traendo ispirazione dagli ‘Esercizi di Stile’ di Raymond Queneau, Nani, solo sul palco, con un tavolo e una valigia di oggetti, dà vita a 15 esilaranti microstorie, tutte contenenti la medesima trama ma interpretate ogni volta da una persona diversa.

Uno spettacolo in cui lo stesso attore ha ammesso di divertirsi moltissimo dall’inizio alla fine.

Paolo Nani, è forse questo uno dei motivi dello straordinario successo e longevità de ’La Lettera’?

"E’ anche questo ma in generale è lo spettacolo che è una macchina per fare ridere - risponde -. Dopo pochi minuti il pubblico ha capito il gioco ispirato agli ‘Esercizi di Stile’ ma riesco a comunque a sorprenderlo continuamente con una serie di dettagli e di sorprese che rappresentano una delle caratteristiche peculiari dello spettacolo. Altra caratteristica è il timing, il ritmo che mi permette di mantenere vivo lo spettacolo perché in realtà sto improvvisando. E’ fissato quello che faccio ma non come lo faccio. Un po’ come nella musica jazz che non deve mai essere uguale a se stessa".

In questi 30 anni ha portato in scena ‘La Lettera’ in oltre 40 paesi del mondo. Come cambia da paese a paese l’approccio alla risata?

"Sicuramente ci sono delle differenze a seconda dei costumi. In Belgio ad esempio sono ‘duri’ nel senso che gli piace ma non te lo dicono, i giapponesi invece sono molto ingessati: ridono ma con la mano davanti la bocca e non hanno la cultura dell’applauso. In Italia invece capita che la gente urla e ride così forte da coprire la mia voce".

Ha parlato di ridere. In un momento difficile come questo regalare al pubblico momenti di allegria e serenità è fondamentale. Come vive questo compito?

"L’ho sempre vissuto come una missione. Compito del teatro è quello di portare altri colori nella mente e nel cuore delle persone. Come ha senso la tragedia, perché si ha bisogno di piangere, ha senso la comicità. ‘La Lettera’ però non è solo ridere. All’inizio è nato come uno ‘spettacolino’ ma in questi 30 anni ha acquisito una profondità che la gente riesce a percepire. Non è quindi uno spettacolo superficiale, è popolare ma raffinato".