"Alla foce del Tronto situazione a rischio"

Il presidente dei geologi delle Marche Piero Farabollini: "Bisogna intervenire con la pulizia degli argini e del fondo dell’alveo"

Migration

Sono concentrate sulla foce del Tronto le preoccupazioni in caso di un evento atmosferico catastrofico come quello avvenuto nel nord delle Marche. Sull’intero corso del fiume dopo l’alluvione del 1992 sono stati fatti interventi importanti, ma resta il restringimento all’altezza del ponte della ferrovia a Porto d’Ascoli che in caso di un’alluvione simile a quello di Senigallia porterebbe inevitabilmente all’esondazione del Tronto. Ne abbiamo parlato col presidente dei geologi delle Marche Piero Farabollini. "Noi facciamo riferimento sugli studi che vengono fatti nell’ambito del piano d’assetto idrogeologico e tenendo conto degli aggiornamenti cerchiamo di valutare le criticità. Sul fiume Tronto – spiega Farabollini – sono stati fatti lavori che hanno in qualche modo ridotto le situazioni più urgenti. Però se dovessero cadere 840 millimetri di pioggia in due ore come accaduto a Senigallia e l’acqua dovesse trovare una sezione fluviale non idonea è ovvio che sarebbe un problema enorme. Parliamo di mezzo metro di acqua, in 50 per cento dell’acqua che cade annualmente nelle nostre regioni. Questo non significa che non dobbiamo fare prevenzione, tanto più che ormai non siamo più in presenza del solito temporale primaverile o autunnale, con piogge durature che la terra quindi assorbiva e finivano nelle falde; ora – aggiunge – abbiamo eventi importanti in breve tempo e questo sarà la regola. Quindi dobbiamo ragionare su questo. Alla foce del Tronto il pericolo c’è perché c’è una strozzatura. Serve una importante manutenzione ordinaria con la pulizia degli argini, la pulizia del fondo dell’alveo, evitare che ci sia accumulo di materiale. Evitare anche che ci sia vegetazione in alveo perché costituisce un ostacolo che ridurrebbe la sezione facendo aumentare la velocità dell’acqua".

Manutenzione che non sempre viene fatta bene. "Guardate, ho appena attraversato il fiume Potenza ed ho notato una serie di isole vegetali dentro al fiume e questo non va bene, perché il fiume ha necessità di scorrere e di vagare liberamente all’interno del suo alveo; non possiamo lasciare materiale, vegetazione o altro che possa costituire una strozzatura e un impedimento al regolare deflusso". Nel Tronto è emblematico che dal 1880 a oggi c’è stato un restringimento della sezione fluviale molto significativa. "Anche del 50 per cento, a causa dei lavori fatti. Se andiamo a vedere le vecchie carte topografiche del 1876 – spiega ancora Farabollini – risulta una larghezza del Tronto di quasi 600 metri; adesso avrà 60 metri. Ci sono situazioni anche molto importanti tenuto conto che anche se l’alveo è di 60 metri da qualche parte l’acqua dovrà pur passare e con i cambiamenti climatici, con le piogge intense in poche ore questo rappresenta una criticità che merita attenzione".

Peppe Ercoli