Amarlis, il veggente diceva di avere le stimmate

I racconti e lo scetticismo di Quinzano. "Vivono di offerte e non vogliono troppa gente intorno"

Christian Del Vecchio con padre Amorth

Christian Del Vecchio con padre Amorth

Quinzano di Force (Ascoli Piceno), 29 settembre 2017 - Qui guirano di aver visto la Madonna, lo scorso agosto. O meglio, ad averla vista è stato il veggente Christian Del Vecchio, poi però per un mese è rimasto un persistente odore di rose nell’aria. «E non se n’è andato via nemmeno con la pioggia», racconta il signor Luigi. Quinzano di Force, sede operativa di Amarlis, l’associazione mariana della Madonna che suda olio. Vista da fuori la chiesa di San Lorenzo appare fin troppo sobria. Il portone è aperto: navata unica, un piccolo altare e poche panche per i fedeli che lì si recano a dire il rosario. Mai ad ascoltare la messa, perché, come ci dice un altro abitante di Quinzano, «da quando ci sono loro, don Roberto non è più potuto venire a dire la messa».

Si tratta del frate responsabile del monastero di San Francesco, a Poggio Canoso, nei pressi di Rotella. I seguaci di Amarlis vivono in una casetta di fianco alla chiesa, ma si fa vedere soltanto un ragazzo alto, con i capelli molto corti e gli occhi molto azzurri. Dicono si chiami Daniele ed evidentemente non ama ricevere visite, dal momento che appena vede arrivare qualcuno corre a nascondersi dentro casa. Sul retro c’è il boschetto dei miracoli, dove la Madonna sarebbe apparsa

Avvicinandosi un po’ alla casa, in effetti, questo aroma di rose si sente, ma non si capisce se sia l’essenza di qualcosa di artificiale o meno. In paese sostengono che nella casetta bianca vivano due o tre persone al massimo. Poi, nei weekend, si vedono altre macchine, persone che vengono a pregare la Madonna. «Vengono dal nord e dal sud – ci dice ancora il signor Luigi –, alcuni addirittura dalla Slovacchia. Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con tutti, comunque, anche se non amano essere disturbati troppo». Luigi ci racconta anche che un periodo anche lui aveva provato ad avvicinarsi ad Amarlis, ma lo stesso Del Vecchio aveva finito sostanzialmente con lo scacciarlo: «Mi disse che non potevo andare una volta ogni tanto e basta. Voleva che la mia presenza alle loro funzioni fosse costante».

Uno sforzo di fede troppo grande, forse. Nel piazzale principale di Quinzano, una specie di terrazza che si affaccia sui Sibillini, ci sono altri due uomini a parlare. Sono molto scettici su Amarlis e non risparmiano frasi sprezzanti di vario genere: «Qualcuno dovrà spiegarci perché vivono lì». Ufficialmente la diocesi di Ascoli ha confermato di ricevere un affitto, almeno per la chiesa. Ma con quali soldi si sostentano? Ancora Luigi, il più loquace del paese: «Ricevono offerte, vivono di quello». 

Nei racconti poi si alternano anche momenti in cui a salire fino a Quinzano sono stati anche malati in sedia a rotelle, alla ricerca di una benedizione, del conforto della fede. Al netto dei sospetti, comunque, il veggente Del Vecchio viene descritto da tutti come «un ragazzo normale». Forse un po’ strano. Conclude il solito Luigi: «Per qualche settimana lo vedevamo in giro con dei guanti tagliati sulle dita. Diceva di avere le stigmate sulle mani».