Ancora fresco il ricordo della Vallata inondata

Nel 2011 nubifragi, vento forte e frane piegarono il territorio costringendo la gente a rifugiarsi sui tetti. E si teme per la nuova allerta meteo di oggi

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"Acqua e fòco, Dio gli dia lòco". Si tratta di un vecchio detto marchigiano, un’implorazione, che riassume il dramma che si è abbattuto venerdì scorso nelle Marche. L’acqua ha tracimato gli argini dei fiumi e dei torrenti e come una furia ha inghiottito persone, auto e ogni cosa che ha trovato sul suo cammino, lasciando dietro di sé distruzione e morte. In molti nell’ascolano seguono con trepidazione quanto è accaduto nel Nord della regione e soprattutto quello che accadrà nelle prossime ore, a causa dell’allerta gialla della Protezione civile per temporali in arrivo oggi.

Le Marche non sono del resto nuove a nubifragi, vento forte e frane assassine. Sono ancora forti i ricordi che caratterizzano l’alluvione del 2011, che lasciò profonde ferite su tutto il territorio, compreso l’ Ascolano. In pochi minuti la situazione venne capovolta, le case che nell’immaginario collettivo rappresentano luoghi sicuri si trasformarono in trappole e c’è chi fu costretto a salire sui tetti per mettersi al riparo. E’ quanto accaduto sulla foce del torrente Lama, a Castel di Lama. Sempre in quel luogo la tracimazione del torrente trascinò un’auto, una Fiat Panda, a bordo della quale c’era una donna, che rischiò l’annegamento. Ma la vita è più forte della morte, grazie alla solerzia di alcune persone delle case vicine riuscirono a salvarla. Dopo incitamenti e rassicurazioni alla donna terrorizzata venne lanciata una fune che afferrò e quindi fu messa in salvo. Nella stessa giornata lungo la Mezzina, in contrada San Francesco, sempre a Castel di Lama, un rigagnolo si trasformò in un mare di fango, sorprendendo tutti, neanche l’intervento delle ruspe riuscirono a mitigare la violenza dell’acqua che esplose dal quel fosso che sembrava ormai spento, lasciando tutti nel terrore, minacciando la provinciale e un ristorante vicino. Ci sono ancora immagini chiare nella memoria di ognuno degli alberi che cadono come stuzzicadenti, sotto il peso del vento e dell’acqua, case inondate di fango, luoghi irriconoscibili, questo è il nubifragio.

E’ emblematico il ricordo dell’asse attrezzato a Campolungo immerso d’acqua e le auto che rischiavano di essere risucchiate dalla forza dell’acqua. Bombe d’acqua, o eccesso di pioggia, che spesso non si possono prevedere, ma sarebbe opportuno lavorare preventivamente per evitare ulteriori danni. La pulizia dei fossi dei canali delle strade, la potatura dei rami nelle aree private sono una priorità, ogni cittadino è chiamato a collaborare per salvaguardare il territorio e l’ambiente; i recenti eventi atmosferici di particolare intensità, ormai sempre più frequenti, hanno richiamato l’attenzione sul necessario impegno di tutti.

Maria Grazia Lappa