
Ascoli, anziana morì in ospedale: assolte infermiere e oss dall'accusa di omicidio colposo (foto d'archivio)
Ascoli, 16 maggio 2024 – Il giudice del tribunale di Ascoli Angela Miccoli ha assolto un’infermiera e una operatrice sanitaria dell’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto accusate di omicidio colposo in relazione alla morte di Maria Teresa Antonini, avvenuta il 12 gennaio 2018 all’ospedale sambenedettese.
La signora Antonini aveva 89 anni, era disorientata, soffriva di demenza senile e risultava affetta da vasculopatia cerebrale cronica. Era stata accompagnata al pronto soccorso dai familiari la sera del 10 gennaio per dolori lancinanti. I sanitari la sottoposero ad accertamenti, ma dopo due giorni morì. Erano già stati fissati i funerali quando i familiari avanzarono sospetti dovuti in particolare al fatto che l’anziana presentava una vasta tumefazione al viso, all’occhio e ad una guancia. Il timore era che fosse caduta dal letto mentre era in ospedale.
La denuncia
La denuncia al commissariato ha dato il via all’inchiesta e la Procura di Ascoli ha sequestrato la salma della sventurata. La perizia affidata al prof. D’Ovidio ha evidenziato che Maria Teresa Antonini era morta per “insufficienza cardio-respiratoria acuta irreversibile in stato infettivo e dopo fratture post traumatiche delle vertebre cervicali ed emorragia subracnoidea ed intraparenchimale in sede frontale destra e subarecnoidea in sede occipitale sinistra”.
Le cause del decesso
Per il perito “le cause del decesso possono essere identificate quindi in iniziali cause naturali, precipitate indiscutibilmente dalla caduta accidentale che ha provocato l’edema cerebrale e l’immobilizzazione della rachide cervicale”. Dunque la caduta ha avuto un peso importante, ma il prof D’Ovidio ha concluso asserendo che “il rischio caduta in un anziano malato è molto alto e frequente causa di morte, ma che nel caso dell’anziana la stessa non rientrava, secondo una scala di valutazione di rischio di Conley, in un alto rischio di caduta, non essendo in stato di alterazione mentale tale da richiedere una supervisione particolarmente elevata”.
Nel chiedere l’assoluzione dell’infermiera e dell’operatrice sanitaria del Madonna del Soccorso, il pubblico ministero Donatella Di Berardino ha sottolineato nella requisitoria che “non vi era una precisa catena di custodia della paziente; tenuto conto che la responsabilità è personale, in questo caso non è possibile stabilire chi avrebbe dovuto controllare la paziente ed evitarne la caduta”.