Arbitro aggredito a Rotella, la rabbia dei fischietti

Il presidente Vallesi su tutte le furie. E in tanti giovani ormai hanno scelto di lasciare la divisa. L'Asd Roccafluvione: "Ecco com'è andata"

Il presidente della sezione arbitri di Ascoli, Massimo Vallesi

Il presidente della sezione arbitri di Ascoli, Massimo Vallesi

Ascoli Piceno, 10 dicembre 2019 - Il presidente della sezione arbitri di Ascoli, Massimo Vallesi, non ha potuto rilasciare dichiarazioni in merito all’aggressione subita sabato da un suo giovane arbitro a Rotella. I direttori di gara infatti, non possono parlare con la stampa a nessun livello e il presidente di sezione può farlo solo dopo essere stato autorizzato dal presidente Nazionale Marcello Nicchi. Vallesi però ieri era molto arrabbiato.

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È passato solo un anno dall’aggressione subita da un altro arbitro diciassettenne a Fermo sempre nel campionato di Terza Categoria e nulla è cambiato. Non si è ancora capito che l’arbitro è un ragazzo che ha la stessa passione per il calcio di quelli che va a dirigere. L’arbitro va in campo per far rispettare un regolamento internazionale e non è che può inventarsi nuove regole o farle a suo piacimento. Ma non c’è collaborazione che tenga. Per un calciatore, un allenatore, un dirigente, un genitore, l’arbitro sarà sempre il nemico, la causa di tutti i mali, delle sconfitte, delle espulsioni, delle retrocessioni.

Peccato che il campionato di Terza Categoria sia l’ultimo della lunga catena dei campionati dilettantistici e sotto non c’è niente altro. Dalla Terza non si retrocede, eppure ogni partita viene vista come una finale di Champions League e la maggior parte delle volte a farne le spese è un giovane arbitro appena promosso dal settore giovanile con il sogno chissà di arrivare ad arbitrare in serie A. In Italia c’è un grosso problema per quanto riguarda la cultura sportiva e l’Aia (l’associazione italiana arbitri) sta facendo il possibile per sensibilizzare le società. Eppure sono stati dei ragazzi presi a pugni o addirittura a calci nel sedere dagli stessi dirigenti, i quali invece dovrebbero trasmettere ai giovani altri valori.

Andando sui campi dilettantistici si sentono insulti alle mamme, auguri di morte e tanto altro. L’Aia offre ai suoi tesserati (la sezione di Ascoli conta circa 140 arbitri) la massima tutela. Se vengono aggrediti, ad esempio, sono affiancati nell’assistenza legale e nello svolgimento di tutte le pratiche relative alle denunce. Ma quando un ragazzo subisce un’aggressione anche verbale non sempre reagisce con coraggio e sono tanti quelli che mollano dicendo ‘ma chi me lo fa fare’. E questo è anche il motivo per cui tanti ragazzi neanche iniziano a fare il corso. Non sappiamo se il giovane arbitro aggredito ieri a Roccafluvione smetterà di arbitrare. Se si arrenderà alla violenza subita o reagirà e tornerà in campo per far rispettare le regole del gioco del calcio. Di certo è arrivato il momento di invertire questa tendenza e far capire agli addetti ai lavori e soprattutto ai genitori, quali sono i veri valori dello sport e sopratutto che nessuno può interrompere il sogno di un ragazzo di voler arrivare ad arbitrare in serie A.

L'Asd Roccafluvione: "Ecco com'è andata"

«La società è contraria a ogni forma di violenza e ci dispiace dell’accaduto». Inizia così la nota dell’Asd Roccafluvione, che è voluta intervenire sul caso di sabato scorso spiegando la propria versione. «Premesso che nel primo tempo c’erano state due espulsioni (uno per squadra) per bestemmia, decise dell’arbitro in pochi secondi – dice il dirigente Petrocchi – nel recupero del primo tempo c’era una punizione a nostro favore dal limite, viene battuta e c’è una deviazione della barriera: l’arbitro decide che non c’è tempo di batterla e fischia la fine del tempo. A questo punto i giocatori della Rotellese iniziano a protestare con l’arbitro dicendogli che il calciatore che aveva battuto la punizione (il protagonista della presunta aggressione ndr) aveva, secondo loro, bestemmiato e quindi doveva essere espulso come gli altri due in precedenza. L’arbitro, in stato di agitazione, ha quindi espulso ben 2 minuti dopo la fine del primo tempo e senza averlo sentito con le sue orecchie, il calciatore reo, secondo gli avversari, di aver bestemmiato. Qui, comunque, inizia il tutto. Altri nostri giocatori, io e un dirigente della Rotellese ci siamo avvicinati al direttore di gara e poco dopo, con molta foga, è arrivato il calciatore appena espulso. L’arbitro dava le spalle alla porta del suo spogliatoio, vicino ad un angolo di cemento e vedendo l’irruenza del nostro giocatore sicuramente si è spaventato. Ha fatto un balzo indietro ed ha battuto con l’angolo del muro, ma nessuno ha usato le mani o lo ha spinto. Ribadiamo che il comportamento del nostro calciatore non è stato corretto, ma non sono state usate le mani ed è doveroso fare un distinguo tra aggressione verbale e fisica».