
L’appello del dottor Italo Paolini, uno dei simboli di Arquata: "Situazione molto complessa, qui da noi il servizio va avanti solo grazie a due colleghi che vengono da Ascoli due volte a settimana".
I medici di medicina generale, anche nel Piceno, sono sempre meno. E nelle aree interne, quelle dell’entroterra e montane, si vive ormai una vera e propria emergenza. Il tutto in un contesto nel quale si invecchia sempre di più, tanto che in Italia ormai gli over 65 sono quindici milioni, di cui la metà con più di 75 anni. Della situazione si è parlato, nei giorni scorsi, al decimo congresso interregionale Simg Centro (Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie), che ha coinvolto quattro regioni: Marche, Abruzzo, Molise e Umbria. L’incontro si è svolto a Colli, con la presidenza di Alessandro Rossi e soprattutto del medico arquatano Italo Paolini. Quest’ultimo è molto conosciuto sul territorio, oltre che per la sua carriera decisamente invidiabile, anche per aver assistito a lungo la popolazione di Arquata, senza abbandonarla mai nemmeno dopo il terremoto del 2016.
Dottor Paolini, com’è effettivamente la situazione dalle nostre parti? "E’ estremamente complessa, specialmente in merito alle cure primarie. Il sistema sanitario nazionale è in crisi già da tempo, così come la medicina sui territori, visto che il numero di medici di medicina generale, i cosiddetti medici di famiglia, è insufficiente. Tra l’altro, viviamo un periodo particolare nel quale sono in aumento le patologie croniche e i casi di non autosufficienza. Situazioni, queste, che richiedono la presa in carico del sistema delle cure primarie e del sistema ospedaliero".
Come si spiega questa carenza di medici? "E’ un lavoro reso poco appetibile da tanti fattori. A cominciare dalla burocrazia. I giovani medici sono pochissimi e non viene garantito alcun ricambio con chi invece va in pensione. L’emergenza è evidente soprattutto nelle aree interne. Ad Arquata, giusto per fare un esempio, bisogna ringraziare due colleghi che vengono appositamente da Ascoli per due volte alla settimana, dopo il mio pensionamento. In paese non c’è più un presidio stabile, nonostante la presenza di un centro ambulatoriale, con supporto infermieristico, che avevo contributo a creare. Speriamo di trovare presto un giovane medico che decida di stabilirsi ad Arquata. Ma anche gli altri comuni se la passano male".
Cosa intende quando parla di ostacoli burocratici? "La medicina generale dovrebbe anche sgravare gli ospedali di alcune incombenze. Invece ciò non viene consentito. Bisognerebbe permettere ai medici di famiglia di svolgere ulteriori servizi, mandando il paziente in ospedale solo nei casi estremamente necessari".
Qual è, secondo lei, la soluzione? "Oltre a snellire la burocrazia si dovrebbe formare i giovani medici puntando però sul fornire le basi per la diagnostica di primo livello in studio. Questo è un lavoro bellissimo, che però prevede anche elasticità di orari. Anche questo frena i giovani, che amano avere più tempo libero. Mi auguro che la situazione cambi, ma al momento la vedo dura".
Matteo Porfiri